È di poche ore la notizia che il governo israeliano ha rilasciato 26 detenuti palestinesi condannati a 20 o 30 anni di carcere per le violenze commesse prima degli accordi di Oslo del 1993, quando l’Olp venne finalmente riconosciuto come interlocutore da Israele.
L’atto di clemenza s’inserisce in realtà nel solco dei negoziati tra israeliani e palestinesi promossi dal segretario di Stato americano John Kerry, di cui è previsto nei prossimi giorni l’arrivo in Medio Oriente per rilanciare un processo di pace rimasto ultimamente nel dimenticatoio. Ma ciò che il premier Netanyahu ha concesso con una mano è molto meno di quanto sta nel frattempo prendendo con l’altra. Continua a leggere Israele – Grazia in cambio di pace. Ma i coloni avanzano in Cisgiordania


Altro che situazione sotto controllo. Ad una settimana dai primi scontri nella capitale Juba che hanno sfiorato il colpo di Stato e hanno spinto il presidente Kiir imporre il coprifuoco, la ribellione dell’ex vicepresidente Riek Machar ha alzato decisamente il tiro prendendosela non solo con le truppe governative, ma anche con i soldati ONU che ha iniziato a sua volta il ritiro di tutto il “personale non necessario” verso l’Uganda. Il passo da qui alla guerra civile appare più breve che mai. 
Quarant’anni fa Bobby Rings, campione di tennis tra gli anni trenta e quaranta, in uno slancio di orgoglio sessista dichiarò che il gioco femminile era così inferiore a quello maschile che anche un cinquantacinquenne come lui sarebbe stato in grado di battere una primatista di trent’anni più giovane senza troppi problemi. 
Michelle Bachelet torna in trionfo al Palacio de La Moneda. La candidata della coalizione di centrosinistra Nueva Mayoria ha incassato oltre il 60% dei voti alle ultime presidenziali contro il 37% ottenuto dalla rivale Evelyn Matthei, vicina al presidente Sebastian Pinera e dalle controverse simpatie nei confronti dell’ex dittatore Pinochet. 
E così la tragedia dinastica è arrivato alle estreme conseguenze. Dopo essere stato rimosso dai suoi incarichi e aver subito un processo lampo che lo ha visto accusato di ogni genere di nefandezza – dalla corruzione all’alto tradimento fino all’abuso di droga – l’ex generale Jang Song-thaek è stato infine condannato a morte.