Captain Marvel

Gli Avengers avranno un nuovo leader nella battaglia finale contro Thanos?

E’ finalmente in sala il ventunesimo film del MCU, per la regia di Anna Boden e Ryan Fleck: ecco Captain Marvel, interpretata da Brie Larson.

Dove eravamo rimasti? O meglio, dove era iniziata la storia?

ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER!

1995, Carol Danvers è un soldato Kree con poteri speciali alla continua ricerca dei nemici Skrull. Lei, salvata sulla terra 6 anni prima, non appartiene a quel mondo alieno ma non ricorda nulla del suo passato. Durante una missione su quello che sembra a tutti gli effetti il suo pianeta natale finirà per scoprire una strabiliante verità con l’aiuto di un giovanissimo Nick Fury, la più importante: quel’è stata l’origine del suo enorme potere.

Questa pellicola è sia l’origin story dell’eroina più potente dell’Universo Marvel e sia l’anello di congiunzione che chiarifica tanti elementi a noi ancora sconosciuti dell’intera storyline del Marvel Cinematic Universe: perchè Nick Fury aveva elaborato un progetto di difesa con il nome Avengers? Come è venuto in possesso del potente Tesseract? Perchè ha contattato Captain Marvel solo come ultima risorsa alla fine di Avengers: Infinity War? Come ha perso il suo occhio? Domande che troveranno una risposta.

Il film nel complesso possiede notevoli punti forti, una trama strutturata e focalizzata sulla crescita di Carol Danvers, un racconto efficace sulla sua matuazione a supereroina sfrontata e potentissima, un’introspezione dei personaggi molto accurata (abbiamo apprezzato in particolar modo Ben Mendelsohn  nell’interpretazione di Talos) e un Samuel L. Jackson ringiovanito con la CGI ma con una notevole dose di brillantezza e effervescenza. Il giovane Nick è un personaggio interessante, diverente che si mescola completamente con le insicurezze iniziali di Carol. Punto forte del film è sicuramente il rapporto che nasce tra i due.

Ma come tutti i film anche questo possiede qualche elemento deludente: il più importante è la troppa leggerezza a discapito di un minimo di drammatizzazione in più. Quell’effetto cioè che in alcune situazioni è necessario per ottenere una perfetta catarsi tra gli spettatori e i personaggi, nel processo di immedesimazione, nel film è prssochè assente e se questo aveva funzionato in pellicole come I Guardiani della Galassia qui a volte ci è sembratoinapprpriato.

Non ci è piaciuto in particolare il modo in cui è stato trattato il momento della perdita dell’occhio di Fury: il personaggio non ne ha minimamente risentito, anzi, sembrava quasi non fosse accaduto. Avremmo voluto vedere una scossa emotiva maggiore perchè crediamo sia qualcosa di serio perdere un occhio. Questo avrebbe secondo noi necessitato di un attimo di messa in pausa di questa eccessiva e forzata leggerezza che alla fine finisce  quasi col rompere l’incanto, rivelando la finzionalità della situzione. 

Un difetto della maggior parte dei cinefumetti Marvel è questo scarso interesse per la profondità delle scene drammatiche che durano il tempo di un istante per poi tornare subito sui binari della comicità e del relax emotivo e questo non aiuta ad “affezionarsi” emotivamente ai personaggi e alla storia (problema non riscontrato invece nelle pellicole dirette dai fratelli Russo).

Non mancheranno comunque colpi di scena importanti e due scene post credits molto interessanti, una delle quali direttamente collegata ad Avengers: Endgame.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1 commento su “Captain Marvel”

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