All’apice della loro parabola geopolitica i romani lo chiamavano Mare Nostrum, suggerendo come il loro dominio totale sul Mediterraneo, già da secoli luogo di scambi e contatti tra i popoli più disparati, si sarebbe d’ora in poi identificato con una sola civiltà. Continua a leggere Un mare in frantumi
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Yemen – Guerra e pace
Dopo un’assenza dovuta ad impegni lavorativi eccomi di nuovo a scrivere di questa politica internazionale sempre più caotica. Dimenticate la Siria, la Libia o l’Iraq come se queste crisi si fossero magicamente risolte da sé, il tema caldo adesso è quanto sta succedendo in Yemen.
Di quanto stia messo male questo paese ne avevamo già parlato in precedenza, anche se l’attenzione mediatica si è svegliata solamente ora che la crisi ha iniziato a contagiare i paesi vicini. Ma a far discutere sono le contraddizioni che essa rivela dietro l’apparente distensione che ha accompagnato le trattative sul nucleare iraniano. Continua a leggere Yemen – Guerra e pace
Libia – Game over
Nel pieno della fuga generale erano gli ultimi ad essere rimasti in una Libia che fatichiamo ogni giorno di più a definire come uno Stato. Per un senso di responsabilità o per degli interessi ritenuti più importanti della loro stessa incolumità gli italiani erano diventati una presenza irriducibile, nonché uno degli ultimi contatti accreditati tra questo disgraziato paese e il mondo esterno.
Alla fine hanno dovuto abbandonare anche loro la scena, testimoniando con questa dipartita il fallimento totale della primavera libica e di tutte le belle speranze che l’avevano accompagnata. Ora si evoca persino l’eventualità di un nuovo intervento militare a mandato internazionale, di cui l’Egitto di al-Sisi ha già dato un primo assaggio bombardando le postazioni jihadiste nell’est del paese per vendicare i cristiani copti uccisi dai jihadisti locali. Considerando gli effetti del primo intervento di quattro anni viene da chiedersi se ne valga nuovamente la pena. Continua a leggere Libia – Game over
Egitto – Il sogno sepolto
Con il recente proscioglimento in appello dell’ex rais Hosni Mubarak dall’accusa per aver ucciso centinaia di manifestanti nel 2011 la parabola politica egiziana sembra aver compiuto il suo ciclo per tornare esattamente al punto di partenza. Come se non fosse successo proprio niente in questi ultimi quattro anni.
All’indomani della sentenza il procuratore generale ha parlato di errori dei giudici e ha annunciato un imminente ricorso alla Corte Suprema per calmare una piazza il cui fallimento ha comunque ben poco da spartire con il destino del vecchio tiranno. Continua a leggere Egitto – Il sogno sepolto
Gaza – La diplomazia nel tunnel
“Grazie Netanyahu, che Dio ci mandi più uomini come voi per distruggere Hamas!”. Questa frase non è stata pronunciata da un sionista radicale o un predicatore ultraortodosso di Gerusalemme, ma da un giornalista egiziano chiamato Azza Sami, del quotidiano filo governativo Al-Ahram. E non è l’unica voce in Egitto che si schiera al fianco d’Israele nella guerra di Gaza, giunta ormai a due settimane di conflitto con un bilancio di oltre 600 morti, più di 3.000 feriti e almeno 100.000 rifugiati.
Sentire i media egiziani inneggiare all’operazione Protective Edge può suonare molto insolito nella consueta narrativa che sia nel mondo arabo che in Occidente descrive i palestinesi indifesi (la maggior parte delle vittime sono loro) e gli israeliani come degli aggressori invincibili e senza pietà. In realtà non c’è nulla di cui stupirsi, perché la storia non si diverte a ripetere solo la guerra di Gaza dopo l’edizione del 2008, ma anche gli stessi tatticismi che allora come oggi invece di lavorare per una soluzione definitiva al problema non fanno che rimandarla. Continua a leggere Gaza – La diplomazia nel tunnel
Egitto – Il regno incontrastato dei militari
La settimana prossima sarà passato un anno dalla caduta del presidente egiziano Mohamed Morsi. All’indomani di quel traumatico evento nel paese scattò immediatamente la caccia ai seguaci dei Fratelli Musulmani. Oltre ai militanti veri e propri vennero colpiti anche i giornalisti appartenenti alla rete televisiva Al Jazeera, con sede in Qatar, che è stato peraltro il principale sponsor del partito di Morsi.
Tra le decine di episodi di violenza e arresti che hanno coinvolto gli operatori di Al Jazeera, il più eclatante è stato quello che ha visto come protagonisti il giornalista di origine australiana Peter Greste e i suoi due colleghi egiziani Mohamed Fahmy e Baher Mohamed. I tre sono stati arrestati al Cairo nel dicembre 2013 e sono rimasti nella prigione di Tora della capitale aspettando per oltre sei mesi un verdetto che è arrivato solamente oggi. Continua a leggere Egitto – Il regno incontrastato dei militari
Egitto – Il trionfo dimezzato
Secondo gli osservatori dell’Unione Europea, il voto alle presidenziali egiziane che si è svolto questa settimana è stato “libero e democratico”. Difficile crederlo con un vincitore, il generale Abdel Fattah al-Sisi, che ha ottenuto una percentuale superiore al 93%, un numero degno da regime dispotico.
Nonostante la vittoria di al-Sisi fosse annunciata da settimane, addirittura da prima che si candidasse ufficialmente, il risultato solleva più di qualche dubbio sullo stato di salute della politica egiziana. A questo riguardo c’è un altro dato molto preoccupante, che potrebbe compromettere già in partenza la legittimità del nuovo presidente: sebbene i giorni per votare alla fine siano stati tre invece che due, l’affluenza alle urne non avrebbe raggiunto nemmeno il 50%. Continua a leggere Egitto – Il trionfo dimezzato
Egitto – Grandi manovre per le presidenziali
Missione compiuta, quindi ci dimettiamo. Questa la curiosa spiegazione che ha dato il governo egiziano del premier Hazem al-Beblawi nell’annunciare lunedì scorso in televisione il proprio ritiro. E quali sarebbero i successi che invece di promuovere l’esecutivo hanno paradossalmente segnato la sua volontaria uscita di scena? L’approvazione della nuova Costituzione e la messa in sicurezza delle città secondo alcuni. Oppure spianare la strada alle imminenti presidenziali di aprile per il generale Abdel Fatah al-Sisi secondo altri. Continua a leggere Egitto – Grandi manovre per le presidenziali
Egitto – La lunga persecuzione contro Al Jazeera
Da cassa di risonanza della rivolta a elemento sospetto da reprimere. Si potrebbe riassumere così la parabola egiziana del network Al Jazeera, che in questi giorni sta facendo discutere per il rilascio in rete di un filmato molto controverso che riguarda due suoi giornalisti, Peter Greste e Mohamed Fahmy.
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Tunisia – La precaria isola felice ai margini dell’inverno arabo
Dopo il voto i parlamentari si sono abbracciati tra di loro e mentre sventolavano le bandiere si sono messi a cantare insieme l’inno nazionale. È un’immagine d’inconsueta armonia quella vista nell’Assemblea costituente tunisina che ieri ha finalmente approvato con 200 voti su 216 la nuova Costituzione. A differenza dell’Egitto, di cui è da poco giunta la notizia di un nuovo generale quasi certamente candidato alle presidenziali, la rivoluzione tunisina sembra essere riuscita a dare i suoi primi frutti. Sarà veramente così? Continua a leggere Tunisia – La precaria isola felice ai margini dell’inverno arabo