All’apice della loro parabola geopolitica i romani lo chiamavano Mare Nostrum, suggerendo come il loro dominio totale sul Mediterraneo, già da secoli luogo di scambi e contatti tra i popoli più disparati, si sarebbe d’ora in poi identificato con una sola civiltà. Continua a leggere Un mare in frantumi
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Stati Uniti – Colpo di teatro
A dispetto di ogni aspettativa e delle ripetute campagne contro il personaggio, Donald Trump è riuscito alla fine a diventare il 45° presidente degli Stati Uniti. Dalla sua hanno giocato molto la sua insistenza su temi di facile presa sul pubblico e la natura da outsider che già bruciò la Clinton, considerata da molti troppo legata all’establishment, nelle primarie democratiche del 2008 vinte dall’allora quasi sconosciuto Obama.
In molti sui social e nei dibattiti televisivi già si disperano della vittoria di Trump o fanno previsioni catastrofiche sul futuro dell’America e degli equilibri mondiali sotto la sua amministrazione. Siamo davvero sull’orlo del baratro o il futuro è meno tragico di quello che si grida in giro? Continua a leggere Stati Uniti – Colpo di teatro
Turchia – Il lungo braccio di ferro
La lunga èra Erdogan è stata vicina ad arrivare al suo termine. Purtroppo non con libere elezioni, ma con un trauma che pensavano appartenesse ormai al passato della Turchia. A togliere il tappeto da sotto i piedi del presidente ci ha provato infatti un colpo di Stato militare che si giustifica in nome della “difesa della democrazia”. Continua a leggere Turchia – Il lungo braccio di ferro
Turchia – Il funambolo del deserto
Dopo i tragici attentati di Parigi del 13 novembre la comunità internazionale sembrava aver ritrovato contro lo Stato Islamico (conosciuto anche come Daesh) una sintonia che si credeva ormai perduta. In particolare la Francia e la Russia avevano annunciato una qualche forma di collaborazione negli attacchi in Siria e in Iraq, aiutando a ricomporre quegli interessi regionali che hanno contribuito non poco alla disintegrazione del Medio Oriente.
Oggi tuttavia come un fulmine a ciel sereno arriva una notizia che scompiglia per l’ennesima volta le carte sul tavolo. Due F-16 turchi hanno abbattuto un caccia Su-24 russo nei pressi del confine siriano. Il bilancio parlerebbe dei due piloti morti, i quali non avrebbero avuto la peggio durante l’impatto ma sarebbero stati uccisi dai ribelli anti-Assad mentre si mettevano in salvo col paracadute. Continua a leggere Turchia – Il funambolo del deserto
Afghanistan – La guerra dei chirurghi
Su un fronte ci sono i chirurghi tradizionali di Medici senza frontiere, quelli ancora equipaggiati con bisturi e tampone che si occupano di curare i malati dentro gli ospedali. Su quello opposto abbiamo i chirurghi di ultima generazione, quelli della NATO armati con missili fiammanti che servono a curare le democrazie o gli stati malati. Risultato di questo scontro impari: diciannove morti e trentasette feriti.
Errore umano o effetto collaterale, il bombardamento NATO sull’ospedale di Kunduz, in Afghanistan può essere chiamato come si vuole. Esso dimostra per l’ennesima volta i limiti dei cosiddetti raid mirati, il jolly con cui le grandi potenze sperano di vincere le guerre di oggi. Continua a leggere Afghanistan – La guerra dei chirurghi
Ucraina – Trappola mortale
“In mancanza di un accordo non resta che la guerra”. Le parole del presidente francese François Hollande al margine dei colloqui di Mosca per mettere fine alle violenze dell’Ucraina suonano quasi anacronistiche in un’Europa abituata da oltre mezzo secolo di relativa pace.
Anche volendo essere meno pessimisti l’aria che tira tra i grandi del pianeta resta comunque carica di tensione. Se da questo lato dell’Atlantico si fa di tutto per mantenere i toni al livello più basso possibile, dall’altra parte dell’oceano Obama e i suoi tuonano in modo sempre più forte contro Putin, quasi cercassero ad ogni costo lo scontro aperto. Siamo davvero alla vigilia di una nuova, impensabile grande guerra? Continua a leggere Ucraina – Trappola mortale
Russia – Giochi col gas
Dopo sette anni dal suo annuncio il gasdotto South Stream che avrebbe dovuto rifornire l’Europa meridionale di gas russo, aggirando la sempre più “insidiosa” Ucraina, è stato definitivamente accantonato. A mettere la parola fine è stato lo stesso presidente Vladimir Putin, che durante una visita in Turchia ha commentato lapidario “se Bruxelles non lo vuole […] non sarà sviluppato”.
La mossa non giunge così inaspettata vista la crescente rivalità tra la Russia e l’Unione Europea per gli eventi ucraini di quest’anno, ma la fine del progetto ha comunque delle conseguenze economiche non da poco, visto che va a tagliare fuori molti importanti clienti per Mosca, Italia compresa. Continua a leggere Russia – Giochi col gas
Turkmenistan – Renzi il centrasiatico
Quando Ashgabat dichiarò la propria indipendenza dall’Unione Sovietica una ventina di anni fa, l’Italia fu uno dei primi paesi a riconoscere la neonata repubblica centrasiatica. Eppure fino allo scorso dicembre non esisteva ancora un’ambasciata italiana nel paese, mentre continua a non essercene una turkmena a Roma.
Proprio in questi giorni il premier Matteo Renzi si è recato in Turkmenistan per rafforzare i rapporti con un paese di cui qualche tempo fa avevamo già descritto le enormi potenzialità, soprattutto economiche. La visita ricopre dunque un’importanza notevole e ciò non soltanto dal punto di vista italiano, perché essendo Renzi anche presidente di turno dell’Unione europea aiuterebbe indirettamente quest’ultima a non restare troppo indietro per la delicata partita dello scacchiere centrasiatico. Continua a leggere Turkmenistan – Renzi il centrasiatico
Ungheria – Un piede in due scarpe
Nella vecchia Europa tentata di rispolverare cortine di ferro che si credevano dimenticate, le sanzioni occidentali non hanno colpito solo la Russia, che viene accusata proprio in queste ore della NATO di aver sconfinato con i suoi carri armati in Ucraina. C’è infatti un altro paese dentro la stessa Unione Europea che provoca da tempo molti mal di pancia a Bruxelles e a Washington.
Si tratta dell’Ungheria di Viktor Obran, il primo ministro che non perde occasione di sfidare l’Ue con le sue politiche nazionaliste che destano l’ammirazione degli euroscettici, ma preoccupano per i toni a volte illiberali e radicali, specialmente in difesa dell’etnia magiara e delle minoranze ungheresi all’estero. Continua a leggere Ungheria – Un piede in due scarpe
Cina – In lotta per il libero scambio
L’aspetto forse più curioso dei vertici Apec (Asian-Pacific Economic Cooperation) è l’usanza di far indossare ai leader invitati un abito tipico del luogo in cui si tiene il summit, come fece ad esempio George W. Bush otto anni fa mostrandosi al pubblico con una sgargiante tunica azzurra vietnamita.
Molto più sobria è invece la casacca color vinaccia che Obama, Putin e Xi Jinping hanno dovuto indossare nell’edizione di quest’anno che si è tenuta in Cina. L’appuntamento è significativo non soltanto perché rappresenta una nuova occasione di confronto tra i presidenti americano e russo su molti dossier scottanti (Ucraina, Siria e Iran). L’apparente serafico padrone di casa spera infatti di sfruttare l’evento per anticipare le mosse dell’America e del suo ‘famigerato’ TPP. Continua a leggere Cina – In lotta per il libero scambio