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Terre rare, il nuovo idolo delle grandi potenze

cratere terreSono indispensabili per fabbricare la maggior parte delle tecnologie green (pannelli solari, pale eoliche o auto ibride), anche se per trovarle si rischia una catastrofe ambientale. Ma il loro utilizzo spazia in tantissime altre applicazioni, tra cui elettronica, medicina e ovviamente anche militare, che è una delle ragioni principali dell’interesse nei loro confronti.

Stiamo parlando delle terre rare, un insieme di 17 elementi chimici (scandio, ittrio e 15 appartenenti alla serie dei lantanoidi) che a dispetto della scarsa attenzione mediatica nei loro confronti potrebbero diventare un terreno (si perdoni il gioco di parole) di contesa geopolitica del XXI secolo come lo sono oggi petrolio e gas. Continua a leggere Terre rare, il nuovo idolo delle grandi potenze

Iran – Corteggiamenti nell’ombra

Rohani Cameron“L’offensiva potrebbe durare anni” è stato il commento del generale americano William Mayville sull’intervento dei volenterosi contro lo Stato Islamico (IS), dove si è assistito all’entrata in azione di peso della Francia. Che proprio ieri ha pagato il suo primo tributo di sangue con la decapitazione in Algeria di Hervé Pierre Gourdel, un turista transalpino catturato in Nord Africa da un gruppo jihadista vicino ai guerriglieri del califfato.

Che la natura delle operazioni convinca o meno – dei raid aerei difficilmente riusciranno a cancellare un’entità molto più strutturata dei terroristi tradizionali – c’è un altro elemento che va sondato, ovvero il coinvolgimento di tutte le potenze regionali nella risoluzione della crisi. E tra questi c’è anche l’Iran con il quale l’Occidente, nonostante l’ostilità di facciata, sta intessendo di nascosto un dialogo sempre più serrato. Continua a leggere Iran – Corteggiamenti nell’ombra

Ucraina – La pace che non piace

IMG_0529“Questo è stato il nostro ultimo saluto all’Unione Sovietica”. Nelle parole usate dal presidente ucraino Petro Poroshenko in Canada per riferirsi all’appena firmato Trattato di Associazione con l’Unione Europea si legge forse la volontà di addolcire l’esito del duro confronto con la Russia per il controllo delle regioni orientali.
Dopo mesi di feroce lotta e migliaia di morti il governo di Kiev e i guerriglieri filorussi hanno infatti siglato un cessate il fuoco, seguito pochi giorni fa da una legge per la regione del Donbas che gli garantisce maggiore autonomia. Eppure da entrambe le parti non c’è piena soddisfazione sulle condizioni, specialmente tra i deputati ucraini, che accusano la legge di essere una sorta di “capitolazione” verso Mosca. Continua a leggere Ucraina – La pace che non piace

Libia – Guerra tra bande

20140729-165049-60649897.jpgTripoli è in fiamme. Ieri un deposito di carburante di Tripoli ha preso fuoco e i pompieri sarebbero riusciti a spegnerlo in tempo se i combattimenti delle vicinanze non li avessero costretti a ritirarsi, mentre l’incendio si propagava ad un altra cisterna rendendo la situazione un incontrollabile rischio ambientale. La Libia è in fiamme. L’elezione del nuovo Parlamento sembrava potesse dare nuova legittimità alle deboli istituzioni di Tripoli, ma l’implacabile guerra di fazione ha rapidamente smorzato ogni entusiasmo e avvicinato la minaccia di uno smembramento del paese.
Le situazioni descritte sopra sono solo apparentemente diverse, ma hanno in comune due elementi che hanno accompagnato la Libia del dopo-Gheddafi come una maledizione: l’illusione che le cose potessero normalizzarsi prima o poi e il momento in cui essa deve fare i conti con delle milizie che stanno prendendo il sopravvento in un paese che non è mai rinato. Inutile semplificare tutto nell’ennesimo scontro tra islamisti e democratici. Sarebbe meglio parlare di una guerra tra bande di predoni. Continua a leggere Libia – Guerra tra bande

Egitto – Il regno incontrastato dei militari

20140623-172540-62740817.jpgLa settimana prossima sarà passato un anno dalla caduta del presidente egiziano Mohamed Morsi. All’indomani di quel traumatico evento nel paese scattò immediatamente la caccia ai seguaci dei Fratelli Musulmani. Oltre ai militanti veri e propri vennero colpiti anche i giornalisti appartenenti alla rete televisiva Al Jazeera, con sede in Qatar, che è stato peraltro il principale sponsor del partito di Morsi.
Tra le decine di episodi di violenza e arresti che hanno coinvolto gli operatori di Al Jazeera, il più eclatante è stato quello che ha visto come protagonisti il giornalista di origine australiana Peter Greste e i suoi due colleghi egiziani Mohamed Fahmy e Baher Mohamed. I tre sono stati arrestati al Cairo nel dicembre 2013 e sono rimasti nella prigione di Tora della capitale aspettando per oltre sei mesi un verdetto che è arrivato solamente oggi. Continua a leggere Egitto – Il regno incontrastato dei militari

2014-1914 – I grandi imperi secondo Limes

20140523-001950-1190168.jpgPerché dopo cent’anni non ci decidiamo a lasciarci alle spalle la memoria dei vecchi imperi, di un passato che viene spesso strumentalizzato? Proprio perché l’attualità e la storia continuano a subire questi usi distorti.

Lo scambio di battute sopracitato tra un ospite del pubblico e il direttore di Limes Lucio Caracciolo è abbastanza esemplificativo dell’incontro che c’è stato oggi a Roma, presso la fondazione di studi romanisti Marco Besso, dedicato al nuovo numero della rivista di geopolitica ‘2014-1914 l’eredità dei grandi imperi.

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Giappone – Comandante Abe

20140516-161809.jpgSi calcola che nell’ultimo anno il Giappone abbia destinato il 1% del PIL alle spese militari. Detto così sembra poco, ma in termini numerici stiamo parlando di ben 48 miliardi di dollari, all’incirca 12 in meno della Francia ma quasi 20 più dell’Italia o della Corea del Sud. Dati che collocano questo paese all’ottavo posto tra le nazioni che spendono di più in termini di budget militare.
Eppure ci sono altri dati che controbilanciano pesantemente una forza militare che al primo ministro Shinzo Abe sta sempre più stretta. Ciò soprattutto a causa della Costituzione pacifista imposta al Giappone dopo la sua sconfitta nella seconda guerra mondiale, un argomento che il premier nipponico ha fatto tornare alla ribalta con grave disappunto dei suoi vicini, sapendo tuttavia di poter anche contare su alleati di primo livello.

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Sud Sudan, Etiopia – Kerry vola (basso) in Africa

Congo KerryMentre i genitori delle studentesse rapite in Nigeria continuano a disperarsi per il governo di Abuja che brancola nel buio (o arresta chi lo critica troppo rumorosamente), il segretario di Stato americano John Kerry interviene sulla questione con parole solenni: “Faremo tutto il possibile, perché è la nostra responsabilità e la responsabilità del mondo”.
Certo sentirlo ad oltre 4000 chilometri di distanza non è la stessa cosa che farlo sul posto, perché Kerry ha parlato dalla lontana capitale etiope di Addis Abeba, dove ha iniziato il suo lungo tour in Africa. Il viaggio segue di poco quello del presidente Obama in Estremo Oriente, sebbene la scelta dei paesi interessati (Etiopia, Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo e Angola) sembra caratterizzarlo in maniera molto meno ambiziosa. Soprattutto perché i funzionari americani hanno toccato solo in modo indiretto gli scenari più problematici della regione, con l’unica eccezione del Sud Sudan.

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Nicaragua – Il Gran Canale made in China

20140310-134328.jpgSi candida senza mezzi termini ad essere il progetto ingegneristico del secolo. Quasi 300 chilometri di canali serviti da ferrovie, aeroporti e zone di libero scambio. Un’investimento di prim’ordine che raggiunge la bellezza di 40 miliardi di dollari e dopo il suo completamento promette di far circolare molti più soldi, grazie al ruolo strategico che rivestirà l’opera dopo il suo completamento, previsto se tutto andrà bene nel 2019-2020. Stiamo parlando del Gran Canale del Nicaragua (GCN), la via d’acqua che punta a scalzare Panama dal ruolo di passaggio interoceanico nella speranza di far crescere una delle economie più povere al mondo.

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Cina – La coppia Xi-Li flette i muscoli

20140306-171907.jpg“Dichiareremo guerra all’inquinamento” ha tuonato ieri il premier cinese Li Keqiang in occasione dell’apertura annuale del parlamento cinese, il primo della ‘quinta generazione’ comunista guidata da Li e dal presidente Xi Jinping. L’evento, a cui hanno partecipato oltre 3.000 membri del Partito Comunista Cinese, è stato accompagnato da un atmosfera particolarmente tesa, per via dell’attentato di sabato scorso nella città di Kunming, nella regione sud-occidentale dello Yunnan, dove un uomo ha massacrato a colpi di machete circa trenta persone.
Tra le priorità del nuovo governo, che compie in questi giorni un anno dal suo insediamento (forse incoronazione sarebbe un termine più adeguato al contesto), ci sono sia la lotta all’inquinamento che quella alla corruzione, oltre ad una crescita più sostenibile ed equilibrata che punta a mantenere l’inflazione al 3.5% e la crescita ad un più che rispettabile 7.5%. Ma c’è un altro dato di spesa che ha fatto alzre più di un sopracciglio nella regione: la spesa militare. Continua a leggere Cina – La coppia Xi-Li flette i muscoli