A dispetto di ogni aspettativa e delle ripetute campagne contro il personaggio, Donald Trump è riuscito alla fine a diventare il 45° presidente degli Stati Uniti. Dalla sua hanno giocato molto la sua insistenza su temi di facile presa sul pubblico e la natura da outsider che già bruciò la Clinton, considerata da molti troppo legata all’establishment, nelle primarie democratiche del 2008 vinte dall’allora quasi sconosciuto Obama.
In molti sui social e nei dibattiti televisivi già si disperano della vittoria di Trump o fanno previsioni catastrofiche sul futuro dell’America e degli equilibri mondiali sotto la sua amministrazione. Siamo davvero sull’orlo del baratro o il futuro è meno tragico di quello che si grida in giro? Continua a leggere Stati Uniti – Colpo di teatro→
In Europa si chiedono se sia stata una buona idea. Il riconoscimento del Bundestag di ieri del genocidio armeno ha segnato per tanti un atto di civiltà verso un milione e mezzo di morti dimenticati in un silenzio lungo più di un secolo. Ma per altri ha anche scavato un solco tra Germania e Turchia, mettendo a repentaglio l’accordo sui migranti che potrebbe allontanare dalle nostre coste migliaia e migliaia di profughi. Chi ha ragione? Continua a leggere Turchia – Il genocidio armeno e i compromessi dell’Europa→
Dopo i tragici attentati di Parigi del 13 novembre la comunità internazionale sembrava aver ritrovato contro lo Stato Islamico (conosciuto anche come Daesh) una sintonia che si credeva ormai perduta. In particolare la Francia e la Russia avevano annunciato una qualche forma di collaborazione negli attacchi in Siria e in Iraq, aiutando a ricomporre quegli interessi regionali che hanno contribuito non poco alla disintegrazione del Medio Oriente.
Oggi tuttavia come un fulmine a ciel sereno arriva una notizia che scompiglia per l’ennesima volta le carte sul tavolo. Due F-16 turchi hanno abbattuto un caccia Su-24 russo nei pressi del confine siriano. Il bilancio parlerebbe dei due piloti morti, i quali non avrebbero avuto la peggio durante l’impatto ma sarebbero stati uccisi dai ribelli anti-Assad mentre si mettevano in salvo col paracadute. Continua a leggere Turchia – Il funambolo del deserto→
Dopo l’Ucraina la Russia ha aperto un altro fronte con gli Stati Uniti scegliendo d’intervenire nel teatro siriano. E lo ha fatto con i suoi Sukhoi, bombardieri di sovietica memoria diretti a colpire le postazioni dello Stato Islamico che occupa ormai un terzo del paese.
I raid aerei russi hanno immediatamente scatenato le proteste degli Stati Uniti, che accusano Mosca di colpire indiscriminatamente i guerriglieri islamisti e gli oppositori “democratici” allo scopo di rafforzare l’alleato Bashar al-Assad. Non sono mancati neppure gli incidenti con le forze NATO, tra cui la violazione dello spazio aereo turco o caccia russi e americani che si sono trovati pericolosamente vicini al punto da sfiorare lo scontro. Continua a leggere Siria – Il pragmatismo che non c’è→
Su un fronte ci sono i chirurghi tradizionali di Medici senza frontiere, quelli ancora equipaggiati con bisturi e tampone che si occupano di curare i malati dentro gli ospedali. Su quello opposto abbiamo i chirurghi di ultima generazione, quelli della NATO armati con missili fiammanti che servono a curare le democrazie o gli stati malati. Risultato di questo scontro impari: diciannove morti e trentasette feriti.
Errore umano o effetto collaterale, il bombardamento NATO sull’ospedale di Kunduz, in Afghanistan può essere chiamato come si vuole. Esso dimostra per l’ennesima volta i limiti dei cosiddetti raid mirati, il jolly con cui le grandi potenze sperano di vincere le guerre di oggi. Continua a leggere Afghanistan – La guerra dei chirurghi→
“In mancanza di un accordo non resta che la guerra”. Le parole del presidente francese François Hollande al margine dei colloqui di Mosca per mettere fine alle violenze dell’Ucraina suonano quasi anacronistiche in un’Europa abituata da oltre mezzo secolo di relativa pace.
Anche volendo essere meno pessimisti l’aria che tira tra i grandi del pianeta resta comunque carica di tensione. Se da questo lato dell’Atlantico si fa di tutto per mantenere i toni al livello più basso possibile, dall’altra parte dell’oceano Obama e i suoi tuonano in modo sempre più forte contro Putin, quasi cercassero ad ogni costo lo scontro aperto. Siamo davvero alla vigilia di una nuova, impensabile grande guerra? Continua a leggere Ucraina – Trappola mortale→
“Questo è stato il nostro ultimo saluto all’Unione Sovietica”. Nelle parole usate dal presidente ucraino Petro Poroshenko in Canada per riferirsi all’appena firmato Trattato di Associazione con l’Unione Europea si legge forse la volontà di addolcire l’esito del duro confronto con la Russia per il controllo delle regioni orientali.
Dopo mesi di feroce lotta e migliaia di morti il governo di Kiev e i guerriglieri filorussi hanno infatti siglato un cessate il fuoco, seguito pochi giorni fa da una legge per la regione del Donbas che gli garantisce maggiore autonomia. Eppure da entrambe le parti non c’è piena soddisfazione sulle condizioni, specialmente tra i deputati ucraini, che accusano la legge di essere una sorta di “capitolazione” verso Mosca. Continua a leggere Ucraina – La pace che non piace→
Oggi in Galles, Regno Unito, i membri della NATO si stanno riunendo per discutere delle strategie da intraprendere in un mondo che il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Anders Fogh Rasmussen ha descritto ‘diverso’ dal passato. Si parlerà in particolare sul futuro ritiro in Afghanistan, che era il tema principale dell’incontro prima che nuove crisi come quella ucraina e del califfato ISIS in Medio Oriente s’imponessero come i dossier più caldi.
C’è però un altro fronte che continua a minacciare gli equilibri internazionali, nonostante sia stato quasi dimenticato dai media, dove c’era stato molto scalpore al riguardo con una popolare campagna sui social media. Stiamo parlando della Nigeria assediata dal gruppo islamico fondamentalista Boko Haram, colpevole oltre che di numerosi atti terroristici del rapimento di centinaia di ragazze nigeriane, per la cui liberazione si erano mobilitate su Twitter personalità come Michelle Obama. Il silenzio significa che è stato tutto risolto? Purtroppo no.
Dal feudalesimo agli oligarchi, storia di una trappola perenne per un’Ucraina che entra ormai nel suo sesto mese di crisi. Mentre si susseguono le notizie di episodi di violenza tra il governo di Kiev e i ribelli filorussi delle regioni orientali, oggi a Roma si è tenuto un incontro per discutere delle origini e delle incognite future di un passaggio esacerbato dalla collocazione di questo paese.
L’evento faceva parte del Ciclo di Seminari intitolato ‘Quo vadis Europa? Quo vadis America?’ lanciato dall’Osservatorio geopolitico delle élite contemporanee (GeopEC) e dal Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università degli Studi La Sapienza all’ex caserma Sani a via Principe Amedeo. Nella giornata di oggi hanno partecipato la direttrice di GeopEc, Rita Di Leo, il professor Marco Cilento e il dottorando Claudio Foliti, dottorando su una tesi riguardante proprio le élite ucraine e infine il giornalista del Manifesto, Tommaso Di Francesco.
È di nuovo lunedì e, neanche fosse diventato un appuntamento settimanale, mi ritrovo a parlare nuovamente dell’Ucraina. Questo paese in effetti sembra attraversare una nuova crisi in corrispondenza di ogni weekend: prima la rivoluzione che ha abbattuto Yanukovich e adesso la paventata invasione russa a difesa dei suoi connazionali nella penisola di Crimea.
Uno sviluppo del genere rievoca alla mente un’epoca che pensavamo fosse tramontata da lungo tempo, ovvero quella ottocentesca, in cui trova un posto speciale proprio la Russia zarista. Essa per proteggere i suoi correligionari ortodossi era disposta a fomentare nazionalismi o a scendere addirittura in guerra, com’è accaduto in un conflitto che molti hanno ricollegato all’attualità non solo per il luogo comune, ma per le conseguenze che tale evento potrebbe avere nell’ordine internazionale di oggi esattamente come successe 160 anni fa. Continua a leggere Ucraina – Guerra di Crimea 2.0→
Curiosi dei nuovi mondi, lontani dalle facili scorciatoie perché la vita risplende proprio nella sua complessità