All’apice della loro parabola geopolitica i romani lo chiamavano Mare Nostrum, suggerendo come il loro dominio totale sul Mediterraneo, già da secoli luogo di scambi e contatti tra i popoli più disparati, si sarebbe d’ora in poi identificato con una sola civiltà. Continua a leggere Un mare in frantumi
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Catalogna: un disastro annunciato
Alla fine il voto c’è stato, nonostante le minacce e i tafferugli che hanno scosso la Catalogna questa prima domenica d’ottobre. Il risultato è anche piuttosto schiacciante con un 90% di preferenze per l’indipendenza dalla Spagna, anche se il numero dei votanti (poco più del 40%) e le modalità non proprio genuine della consultazione daranno un significato controverso a questo verdetto.
Comunque la si pensi quello che emerge dai fatti di ieri è un paese profondamente spaccato e in preda ad una crisi istituzionale senza precedenti che si poteva benissimo evitare o quantomeno contenere.
Il principale imputato di questa catastrofe è stato il premier spagnolo Rajoy, colpevole di aver forzato la situazione contro ogni ragionevolezza. Il suo ostruzionismo alle istanze catalane ha fatto sì che un fenomeno minoritario se non folkloristico come l’indipendentismo prendesse il sopravvento su un più sensato rafforzamento dell’autonomia. Inoltre ha deciso di usare il pugno di ferro non contro dei Black bloc o dei facironosi che volevano solo scatenare violenza come accade talvolta in una manifestazione, ma contro della gente che voleva andare solamente esprimere il proprio pensiero con il voto. Un comportamento di suo incompatibile con l’essenza stessa della democrazia, nutrito forse dall’illusione che si potesse risolvere la questione politica con la forza.
Se Rajoy avesse invece consentito il voto in modo sereno, con un serio dibattito come avvenuto nel Regno Unito con il referendum scozzese del 2014 probabilmente il clima politico non solo sarebbe stato più sereno, ma la maggioranza moderata dei catalani avrebbe valutato con più calma la questione invece di votare spinta dalla rabbia verso un governo che a parole e anche nei fatti sembra voler negare loro la facoltà di esprimersi .
Ora che questo braccio di ferro si è risolto malamente per Madrid a livello politico e soprattutto d’immagine, esso ha creato un pericoloso precedente nel resto del regno, dove non mancano altre comunità (Galizia, Andalusia, per non parlare dei Paesi Baschi) che potrebbero voler imitare l’esempio catalano.
Non è chiaro cosa succederà adesso, se la Catalogna dichiarerà veramente la sua indipendenza nelle prossime ore o se il governo di Madrid deciderà di andarci ancora più duro, magari inviando l’esercito. Di sicuro si è creata una spaccatura profonda, se non insanabile, tra due anime importanti dello stato spagnolo. Tutto questo per una classe politica che invece di ignorare gli eventi o sperare che in qualche modo rientrassero avrebbe dovuto governarli con saggezza ed intelligenza.
Un ultimo appunto sull’Europa, di cui pesa come un macigno il silenzio su tutta la vicenda. Ed è paradossale visto che gli stessi catalani si dichiarano comunque europeisti, forse anche più del resto degli spagnoli. Un’altra occasione persa che non gioverà al futuro politico dell’Unione, per la quale questa crisi rischia di essere ancora più destabilizzante di quello che fu l’anno scorso la Brexit.
Brexit – Il vaso di Pandora dell’Europa

Nigel Farage ha vinto: il Regno Unito se ne va all’Europa. Andando contro i sondaggi delle ultime ore che davano in lieve vantaggio il remain quasi il 52% dei britannici ha scelto invece di abbandonare l’Unione Europea. Il risultato pur essendo di stretta misura segna un importante precedente nel lungo percorso d’integrazione del nostro continente e apre scenari che in buona parte esulano ancora alla nostra comprensione. Cosa succederà adesso? Continua a leggere Brexit – Il vaso di Pandora dell’Europa
Turchia – Il genocidio armeno e i compromessi dell’Europa

In Europa si chiedono se sia stata una buona idea. Il riconoscimento del Bundestag di ieri del genocidio armeno ha segnato per tanti un atto di civiltà verso un milione e mezzo di morti dimenticati in un silenzio lungo più di un secolo. Ma per altri ha anche scavato un solco tra Germania e Turchia, mettendo a repentaglio l’accordo sui migranti che potrebbe allontanare dalle nostre coste migliaia e migliaia di profughi. Chi ha ragione? Continua a leggere Turchia – Il genocidio armeno e i compromessi dell’Europa
Africa still rising – La promessa africana secondo l’ISPI
“Nell’ultimo decennio sei delle nazioni che sono cresciute di più al mondo sono africane”. Sentire una cosa del genere può suonare strano a chi è abituato a pensare all’Africa come un luogo senza speranza, dove povertà e violenza sono realtà endemiche da anni.
Eppure molti analisti fino a pochi anni fa erano già usciti da questo drammatico immaginario collettivo, prospettando al continente un futuro pieno di prospettive. L’autorevole settimanale britannico Economist ad esempio nel 2011 fece uscire un suo numero in cui l’Africa volava come un variopinto aquilone verso orizzonti migliori. Continua a leggere Africa still rising – La promessa africana secondo l’ISPI
Siria – Il bambino venuto dal mare
Mentre in Europa ci si accalcava tra i binari di Budapest, la tua famiglia sperava che oltre quelle acque impetuose vi fosse prima o poi un sicuro approdo.
Mentre in Europa si marchiavano le persone riportandoci alla mente tristi memorie, i tuoi cari pensavano che la paura della guerra fosse ormai solo un brutto ricordo. Continua a leggere Siria – Il bambino venuto dal mare
Grecia – Bluff mortale
Il referendum lanciato da Alexis Tsipras aveva acceso le speranze di milioni di persone, facendo credere che la volontà popolare potesse ancora opporsi alle imposizioni dall’esterno. E il risultato, la vittoria dell’oxi (no in greco) agli aiuti europei in cambio di nuovi sacrifici, aveva scatenato l’entusiasmo di chi non ne poteva più dei diktat della troika.
I cittadini avevano dunque ancora un margine di scelta sul proprio destino? Così è sembrato prima che un rapido quanto sconvolgente precipitare degli eventi ripiombasse i greci nel film dell’orrore dal quale credevano essere appena usciti. Continua a leggere Grecia – Bluff mortale
Mediterraneo – Il vicolo cieco degli immigrati
Gli immigrati sono diventati una vera e propria ossessione nel nostro dibattito. Un po’ per l’insicurezza di questi tempi che induce molti italiani a non essere solidali con questa gente, soprattutto quando loro stessi hanno difficoltà per guadagnarsi da vivere e mantenere la propria famiglia.
Anche i mass media giocano la loro parte nello stimolare questa percezione, proponendo quasi ogni giorno immagini strazianti e degradanti di profughi accampati nelle varie città italiane, tra cui anche Milano e Roma. Spesso lo fanno senza sforzarsi di discutere seriamente il problema, perché non ne sono capaci o perché vogliono semplicemente sfruttare le passioni che l’argomento scatena per alzare gli ascolti. Chi ha davvero ragione? Chi vuole tenere lo braccia aperte o chi al contrario non vede l’ora di lanciare le ruspe alla carica? Continua a leggere Mediterraneo – Il vicolo cieco degli immigrati
Unione Europea – Echi di sovranità
Ancora una volta l’Europa si mette in allarme per i segnali che vengono dalle sue periferie più inquiete. Prima la Grecia con le sue dichiarazioni sul destino del proprio debito, poi il voto in Polonia e in Spagna che ha messo in allarme chi a Bruxelles auspicava la riconferma di governi più amichevoli.
Siamo di fronte all’ennesima spallata contro l’Unione Europea oppure il fenomeno ha una portata meno devastante di quello che sembra? Continua a leggere Unione Europea – Echi di sovranità
Svizzera – Banche non tanto silenti
Ci sono miti capaci di sopravvivere a secoli di storia, mentre altri ne subiscono la forza per poi scomparire nell’oblio. Parlando delle Alpi nella prima categoria possiamo citare la leggendaria traversata del cartaginese Annibale e dei suoi elefanti per raggiungere Roma. Nel secondo caso invece pare essere destinato il segreto bancario della Svizzera e del Liechtenstein.
Questa settimana sono stati firmati infatti due accordi bilaterali tra l’Italia e i due paesi alpini che mettono fine ad una delle questioni più controverse nei loro rapporti, specialmente in tempi di crisi economica e lotta all’evasione fiscale. Continua a leggere Svizzera – Banche non tanto silenti