Archivi tag: Stati Uniti

Iraq – Il sonno della ragione

LamassuQuegli splendidi Lamassù, le divinità alate dal corpo di toto o leone e la testa d’uomo rano sopravvissuti a trenta secoli di storia, nonostante la ferocia di tutti gli imperi che si sono combattuti per affermare la propria egemonia sulla regione che ha dato i natali alla civiltà. Poi sono arrivati i martelli e i bulldozer dei nuovi barbari che di quella stessa civiltà (“falsi idoli” li chiamano) non vogliono lasciare più traccia.

Le immagini di questi giorni delle distruzioni dei monumenti assiri di Mosul e della città di Nimrud, nel nord dell’Iraq, lasciano una ferita profonda non soltanto in questo martoriato paese. Esattamente come successe con la scomparsa del minareto Omayyadi di Aleppo o i mastodontici Buddha afghani di Bamiyan a rimanere segnata è tutta l’umanità, la quale per colpa di una violenza cieca e insensata sta perdendo in modo irrimediabile parti della sua eredità. Continua a leggere Iraq – Il sonno della ragione

Ucraina – Trappola mortale

German Chancellor Merkel, Russia's President Putin and French President Hollande attend a meeting on resolving the Ukraine crisis at the Kremlin in Moscow“In mancanza di un accordo non resta che la guerra”. Le parole del presidente francese François Hollande al margine dei colloqui di Mosca per mettere fine alle violenze dell’Ucraina suonano quasi anacronistiche in un’Europa abituata da oltre mezzo secolo di relativa pace.

Anche volendo essere meno pessimisti l’aria che tira tra i grandi del pianeta resta comunque carica di tensione. Se da questo lato dell’Atlantico si fa di tutto per mantenere i toni al livello più basso possibile, dall’altra parte dell’oceano Obama e i suoi tuonano in modo sempre più forte contro Putin, quasi cercassero ad ogni costo lo scontro aperto. Siamo davvero alla vigilia di una nuova, impensabile grande guerra? Continua a leggere Ucraina – Trappola mortale

Cuba – Il lungo disgelo

Disgelo Cuba - Usa, Obama riallaccia i rapporti con Cuba“Todos somos americanos”. Questa frase detta ieri da Obama rievoca parole dette più di cinquant’anni da John Fitzgerald Kennedy a Berlino: quell’“Ich bin ein berliner” che evocava in modo così efficace la vicinanza tra due popoli a dispetto delle differenze.

Il destino volle che Kennedy fosse anche lo stesso presidente con cui la rottura tra gli Stati Uniti e Cuba raggiunse uno dei suoi punti più bassi, specialmente con la fallita invasione della baia dei Porci. Un evento avvenuto a ridosso della nascita dell’attuale presidente americano, come Obama ci tiene a sottolineare per marcare la lunga quanto insensata durata di questa divisione. Che sia giunto davvero il momento di spazzare via una delle ultime eredità della guerra fredda? Continua a leggere Cuba – Il lungo disgelo

Kenya – Il prezzo della sicurezza

Kenya murder“Silent enim leges inter arma” diceva Cicerone, ossia che le leggi tacciono in tempo di guerra. E questo vale tanto per le guerre tradizionali che per le guerre asimmetriche, come quella contro il terrorismo in cui il confine tra il legale e l’illegale è qualcosa di molto labile o semplicemente inesistente.

Negli Stati Uniti ad esempio stanno emergendo solo ora in via ufficiale particolari raccapriccianti sulle tecniche di tortura usate dalla CIA durante l’amministrazione di George W. Bush. La bufera sull’argomento non è però scoppiata solo in America. Dall’altra parte del mondo, in Kenya, una controversa legge promossa dal presidente Uhuru Kenyatta che per una parte del parlamento rappresenta “la morte della Costituizione”. Continua a leggere Kenya – Il prezzo della sicurezza

Iran – L’eterna trattativa

Iran WienAlla fine invece di collezionare l’ennesima figuraccia sulla questione iraniana le grandi potenze hanno preferito temporeggiare. Pochi giorni fa scadeva infatti il termine ultimo per raggiungere un accordo a Vienna sul nucleare iraniano, una trattativa che si sta portando avanti da almeno un decennio con risultati quasi mai brillanti.

Con l’avvento del governo del moderato Hassan Rohani si era diffusa la speranza che la fine della trentennale ostilità tra Teheran e gli Stati Uniti fosse a portata di mano. Salvo poi ricredersi quando l’ultima fase di negoziati cominciata lo scorso autunno è stata rimandata più volte, frustrando l’ottimismo iniziale. Il momento della verità adesso dovrebbe giungere tra il prossimo marzo e luglio, sempre che questa sia veramente la volta buona. Continua a leggere Iran – L’eterna trattativa

Ungheria – Un piede in due scarpe

OrbanNella vecchia Europa tentata di rispolverare cortine di ferro che si credevano dimenticate, le sanzioni occidentali non hanno colpito solo la Russia, che viene accusata proprio in queste ore della NATO di aver sconfinato con i suoi carri armati in Ucraina. C’è infatti un altro paese dentro la stessa Unione Europea che provoca da tempo molti mal di pancia a Bruxelles e a Washington.

Si tratta dell’Ungheria di Viktor Obran, il primo ministro che non perde occasione di sfidare l’Ue con le sue politiche nazionaliste che destano l’ammirazione degli euroscettici, ma preoccupano per i toni a volte illiberali e radicali, specialmente in difesa dell’etnia magiara e delle minoranze ungheresi all’estero. Continua a leggere Ungheria – Un piede in due scarpe

Cina – In lotta per il libero scambio

Apec reunionL’aspetto forse più curioso dei vertici Apec (Asian-Pacific Economic Cooperation) è l’usanza di far indossare ai leader invitati un abito tipico del luogo in cui si tiene il summit, come fece ad esempio George W. Bush otto anni fa mostrandosi al pubblico con una sgargiante tunica azzurra vietnamita.

Molto più sobria è invece la casacca color vinaccia che Obama, Putin e Xi Jinping hanno dovuto indossare nell’edizione di quest’anno che si è tenuta in Cina. L’appuntamento è significativo non soltanto perché rappresenta una nuova occasione di confronto tra i presidenti americano e russo su molti dossier scottanti (Ucraina, Siria e Iran). L’apparente serafico padrone di casa spera infatti di sfruttare l’evento per anticipare le mosse dell’America e del suo ‘famigerato’ TPP. Continua a leggere Cina – In lotta per il libero scambio

Ucraina – Verso un caldo inverno

Donetsk flagIl mese appena trascorso aveva fatto ben sperare nell’andamento della crisi ucraina. Prima le aperture di Putin all’incontro Asem di Milano, dove sembrava riconoscere l’integrità del suo vicino; due settimane più tardi l’accordo sulle forniture di gas siglato tra Mosca, Kiev e Bruxelles, in cui si regolava anche la spinosa questione del debito che è uno dei punti più dolenti nella relazione tra russi e ucraini.

Non restava che attendere il passo successivo, ovvero il voto amministrativo locale che avrebbe dovuto costituire il primo passo per riconciliare il governo centrale con le regioni separatiste di Donetsk e Lugansk, teatro di una sanguinosa guerra fratricida. Alla fine il voto si è tenuto, ma in un modo che invece di proseguire il cammino di pace sta sconvolgendo nuovamente il delicato equilibrio tra Est e Ovest. Continua a leggere Ucraina – Verso un caldo inverno

Indonesia – Widodo, la scommessa per una grande potenza

Widodo KerryAlcuni lo paragonano a Barack Obama, che ha passato la sua infanzia in questo sterminato arcipelago del sud-est asiatico. Dopo più di tre mesi dal voto presidenziale l’Indonesia ha finalmente un nuovo leader: Joko Widodo.

Sconfitto il rivale Parabowo Subianto, vicino agli ambienti militari che hanno governato con il pugno di ferro per decenni, il neo presidente ha di fronte a sé una sfida allo stesso tempo difficile e accattivante. Prima dovrà vincere le profonde contraddizioni del suo paese e solo allora potrà dargli il posto che merita nel mondo.   Continua a leggere Indonesia – Widodo, la scommessa per una grande potenza

Afghanistan – Ghani, un presidente tra nuovi e vecchi timonieri

KarzaiDopo quasi sei mesi di stallo dal voto di aprile l’Afghanistan ha finalmente un nuovo presidente. Si chiama Ashraf Ghani e si era candidato già nel 2009, fermandosi ad un misero 2,94 % dei voti, quando tra gli sfidanti c’era ancora l’ingombrante Hamid Karzai.

Oggi è tutt’altra storia visto che Ghani ha ottenuto un più che rispettabile 55%. Si chiude così dopo 13 anni la lunga èra Karzai, alimentando le speranze di chi vuole che l’Afghanistan si emancipi dall’ombrello americano e possa incamminarsi in un percorso più democratico. Sarà veramente così? Continua a leggere Afghanistan – Ghani, un presidente tra nuovi e vecchi timonieri