“Silent enim leges inter arma” diceva Cicerone, ossia che le leggi tacciono in tempo di guerra. E questo vale tanto per le guerre tradizionali che per le guerre asimmetriche, come quella contro il terrorismo in cui il confine tra il legale e l’illegale è qualcosa di molto labile o semplicemente inesistente.
Negli Stati Uniti ad esempio stanno emergendo solo ora in via ufficiale particolari raccapriccianti sulle tecniche di tortura usate dalla CIA durante l’amministrazione di George W. Bush. La bufera sull’argomento non è però scoppiata solo in America. Dall’altra parte del mondo, in Kenya, una controversa legge promossa dal presidente Uhuru Kenyatta che per una parte del parlamento rappresenta “la morte della Costituizione”.
Le misure promosse dal presidente sarebbero finalizzate a contrastare i terroristi somali di al-Shabaab, che stanno sconfinando con maggiore frequenza in Kenya con attentati e uccisioni, tra cui la recente strage nella città settentrionale di Mandera di decine di operai di fede cristiana, i quali prima dell’esecuzione sono stati accuratamente separati dai loro colleghi musulmani.
Tra gli elementi più discussi ci sarebbe la possibilità di fare intercettazioni senza il consenso dei giudici, la facoltà di trattenere in arresto chiunque sia sospettato di terrorismo fino ad un anno e l’obbligo per i giornalisti di avere il permesso delle autorità di sicurezza per portare avanti qualsiasi inchiesta sulla sicurezza, rischiando anche il carcere se il loro lavoro dovesse “mettere a repentaglio” la lotta ai terroristi.
Nulla di tutto ciò andrebbe contro la Costituzione secondo Kenyatta, assolto la scorsa settimana alla Corte penale internazionale dall’accusa di essere uno dei principali responsabili dei disordini interetnici seguiti alle elezioni presidenziali del 2007, che hanno provocato la morte di centinaia di persone e migliaia di profughi.
Di tutt’altra opinione sulla legge sono i membri dell’opposizione che hanno inscenato una violenta protesta al Parlamento, sostenendo che di misure adatte contro la minaccia di al-Shabaab già ci sarebbero, mentre la natura di quelle proposte dal governo andrebbe a ledere i diritti umani dei kenioti.
“È venuto il tempo di scegliere. Siete dalla parte di un Kenya democratico o con l’intolleranza dei terroristi?” la replica dal sapore manicheo del suo presidente. Parole molto simili a quell’America spaventata e irrigidita che ha iniziato ora a riflettere seriamente sugli errori intrapresi in quel momento. Un fantasma che non va mai sottovalutato, perché la testimonianza di Cicerone ci rammenta come nonostante le autocritiche (a posteriori) e l’evoluzione dei valori essa continui ad essere una strada battuta da chi usa la sicurezza spesso come pretesto per inasprire il proprio potere.