Urne paracadutate dagli elicotteri nei villaggi o consegnate dai motoscafi per centinaia di isole, non dimenticando quelle che sono state trasportate a dorso di cavallo tra i sentieri montuosi più impervi. C’è da farsi venire il mal di testa vedendo come funziona la terza (probabilmente la più complessa a livello logistico) democrazia del mondo: l’Indonesia.
Il paese-arcipelago – 17.000 le isole che lo compongono – questa settimana ha chiamato al voto più di cento milioni di elettori per eleggere il suo nuovo presidente. La sfida vede confrontarsi il governatore di Giacarta Joko Widodo e l’ex militare Prabowo Subianto, due uomini che nella giovane democrazia indonesiana hanno polarizzato il paese come non mai. Ciò perché sono l’incarnazione di valori molto diversi tra loro che potrebbero determinare non solo il futuro politico dell’Indonesia, ma quello dell’assetto regionale.
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Dopo settimane di fuoco dovute alle massicce proteste nella capitale Bangkok. il premier Yingluck Shinavatra ha annunciato lo scioglimento delle Camere e nuove elezioni che secondo la legge thailandese si dovranno tenere il prossimo due febbraio. 