Stati Uniti – Colpo di teatro

trump-flagA dispetto di ogni aspettativa e delle ripetute campagne contro il personaggio, Donald Trump è riuscito alla fine a diventare il 45° presidente degli Stati Uniti. Dalla sua hanno giocato molto la sua insistenza su temi di facile presa sul pubblico e la natura da outsider che già bruciò la Clinton, considerata da molti troppo legata all’establishment, nelle primarie democratiche del 2008 vinte dall’allora quasi sconosciuto Obama.

In molti sui social e nei dibattiti televisivi già si disperano della vittoria di Trump o fanno previsioni catastrofiche sul futuro dell’America e degli equilibri mondiali sotto la sua amministrazione. Siamo davvero sull’orlo del baratro o il futuro è meno tragico di quello che si grida in giro?

A livello interno Trump ha già promesso che non lesinerà gli sforzi per contenere l’immigrazione e demolire l’eredità di Obama, a cominciare dal suo programma di assistenza sanitaria. Ancora più radicale la sua presa di posizione in tema ambientale, dove in linea con il suo profondo scetticismo sul riscaldamento climatico minaccia di stracciare gli impegni presi per contenere le emissioni di CO2, investire di più sulla produzione di energie fossili e sul megaoleodotto Keystone XL tra Stati Uniti e Canada.

Per quanto riguarda la politica estera il panorama è più nebuloso, visti gli scarsi indizi che il presidente eletto ha dato al riguardo durante la campagna elettorale. Pure qui l’orientamento sembra intenzionato a cancellare quanto fatto da Obama, ossia i controversi trattati TAP con i paesi asiatici e il TTIP con quelli atlantici, quest’ultimo già compromesso dai negoziati dello scorso agosto. Inoltre ha annunciato di voler ridiscutere il trattato di libero scambio americano NAFTA che considera uno dei peggiori accordi mai fatti.

Sul piano della geopolitica ha fatto molto scalpore la sua simpatia per Vladimir Putin, il quale si è subito congratulato per la sua vittoria, che potrebbe anche avere delle conseguenze positive visti i numerosi dossier aperti in Medio Oriente (Siria in primis).

Mosca sicuramente non disprezza neppure il suo presunto piano di ridimensionare l’impegno americano per la NATO, che sta già mettendo in apprensione i tradizionali alleati europei. Qualcuno direbbe che finalmente il Vecchio Continente potrebbe cogliere l’opportunità di dotarsi di un sistema di sicurezza in proprio. Le crescenti divisioni europee dovute alla Brexit, alla freddezza del gruppo di Visegrad e che potrebbero aumentare con l’eventuale vittoria di Marine Le Pen alle presidenziali francesi del 2017 non mostrano però un clima fertile ad una simile ambizione.

Proprio il futuro della NATO dimostrerebbe come il nuovo presidente invece di essere un guerrafondaio con il grilletto nucleare facile si riveli piuttosto un isolazionista. Una posizione questa che andrebbe tutta a vantaggio dei competitors russi e cinesi, i quali si sentirebbero più liberi di agire nei loro spazi avendo consapevolezza che il gigante a stelle e strisce sia più riluttante che mai a fare da poliziotto globale.

In conclusione nel giardino di casa Trump dovrà venire a patti con un mondo politico a lui ostile che potrebbe astutamente rigirare le sue iniziative a vantaggio dei soliti interessi. Nel mondo infine si annuncia nel caso peggiore con un’America assente un equilibrio ancora più disordinato di quello che abbiamo e in quello migliore un ordine più orientato alle volontà dei maggiori rivali di Washington. Chi vivrà vedrà.

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