Stati Uniti – Un paese senza sogno

Clinton Trump
Gli sfidanti alle presidenziali Donald Trump e Hillary Clinton

Alla fine Hillary Clinton ce l’ha fatta. Dopo tante incertezze si è aggiudicata la nomination del Partito Democratico per le prossime presidenziali di novembre. La Clinton diventerebbe così il primo candidato donna alla Casa Bianca della storia. Eppure c’è un qualcosa di strano in questa sfida tra lei e Donald Trump, un senso di vuoto come se si fosse rotto qualcosa nel grande mito americano. Come mai?

Le tensioni vissute nelle primarie non hanno certo giovato all’immagine della politica americana. La conquista della nomination tra i vari candidati in campo repubblicano si è trasformata ad esempio in una logorante guerra tra l’outsider Trump e i suoi “compagni” di partito, che ha mostrato un GOP (Grand Old Party) fuori controllo.

Non stanno certo meglio i democratici, dove la candidatura della Clinton, ex First Lady durante l’amministrazione Clinton (1992-2000) non scalda i cuori di buona parte del suo stesso partito. In troppi vedono in lei una donna dell’establishment che risponderebbe ai poteri forti. Non a caso gli elettori gli hanno preferito in più occasioni il rivale Sanders, che non è riuscito a scavalcarla, ma ha comunque minato alla legittimità della Clinton come leader.

Nemmeno le prospettive sul futuro sono più incoraggianti. L’eventualità di un’amministrazione Trump mette paura a tanta gente, che temono addirittura faccia scoppiare una guerra contro la Russia o qualche altro “stato canaglia”. Oppure criticano la sua relativa estraneità alle cose della politica, che può essere indizio d’incompetenza ma è pure l’aspetto che più piace ai suoi sostenitori. E se la Clinton in confronto al tycoon viene vista come più capace, ma non pare abbastanza visionaria da far credere che risolleverà l’America dallo stallo in cui è finita durante il secondo mandato di Obama.

In confronto ad oggi quando Obama entrò alla Casa Bianca le aspettative erano stellari, facendo anche lui la storia come primo presidente afroamericano degli Stati Uniti. Poi l’ideale ha ceduto il posto al realismo. Ciò non ha escluso il raggiungimento di qualche risultato (Iran, Cuba), ma anche fallimenti più o meno gravi (Siria e Medio Oriente in testa e in parte anche l’Ucraina) che alla fine lasciano in eredità una potenza americana in affanno.

Quando un paese non ha un briciolo di speranza per il futuro le alternative sono la rassegnazione o la rabbia. Esattamente ciò che sono in questo momento rispettivamente Hillary Clinton e Donald Trump. Non c’è da stupirsi se i sondaggi, per quanto ci si possa fidare di essi, arrivino anche a prevedere un testa a testa tra i due. Nell’America disincantata di oggi potrebbe essere veramente tutto possibile.

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