“Non ci conosceva nessuno, nei nostri film arrivavamo ed eravamo io e lui”. Stan Laurel in una scena.
E’ arrivato nelle sale un film dedicato a due icone comiche dei primi del novecento, Stanlio e Ollio.
Il film si concentra sull’ultimo periodo di carriera del duo e sul lento e inesorabile declino artistico. I tempi che erano cambiati e la salute di Ollio che non era delle migliori a partire dal 1937 portarono ad una lenta quanto prograssiva discesa dalle scene. La pellicola diretta da Jon S. Baird ci racconta la fine dei due con grande poesia, commozione e rispetto, omaggiando nel modo giusto due personaggi indimenticabili della cinematografia mondiale.
Molto interessanti i momenti in cui capiamo il loro rapporto: il loro legame, i loro problemi relazionali. Qualcosa di particolare e di molto apprezzato è il tentativo all’interno della narrazione di fondere spesso i personaggi e gli uomini: molte infatti delle gag classiche raccontate nei loro film (indimenticabile il pianoforte portato per le scale che puntualmente ricadeva giù al punto di partenza) finiscono per accadere nel film realmente, lasciando lo spetatore sospeso tra una omaggio ai personaggi e una spontanea comicità. Quasi come a farci capire che Stanlio e Ollio erano tra di loro così, esattamente come li vedevamo sulla scena.
Un’alchimia, un’empatia unica, non riproducibile o sostituibile che viene raccontata nel dttaglio e su cui punta tutta la narrazione.
Da notare e applaudire non soltanto la somiglianza nella fisicità e gestualità, oltre che nella mimica, ma la recitazione: straordinaria quanto verosimile. Steve Coogan (Stan Laurel) e
John C. Reilly (Oliver Hardy) ci hanno pienamente convinto.