L’espressionismo, le immagini dell’anima e della mente

espressionismoL’Espressionismo non deriva da un gusto spiccato per le forme bizzarre, ma corrisponde piuttosto al bisogno d’interiorizzazione e d’evasione che risale all’infanzia: l’idea d’avere un luogo tutto per sé, anche malsano… L’Espressionismo è una componente dell’universo di Batman, con questa città che viene mostrata sempre di notte, come se ci si trovasse nella testa di qualcuno. Per me questo è espressionismo: l’idea di un mondo interiore, di un’arena dove brancolano gli uomini animali”.

Con queste Tim Burton descriveva la sua visione cinematografica nella quale è racchiuso tutto il suo immaginario che, prendendo a modello l’estetica espressionista, è fondato sul concetto di perturbante. Esso non è altro che un uso espressivo con il quale si scompongono le normali regole costruttive di un film e di cui si sono serviti registi illustri quali Fritz Lang e Orson Welles oltre al già citato regista di Batman.

Tale processo mira ad agire sulla psiche dello spettatore riallacciandosi alle originali tendenze, nate in Germania nel 1910, che miravano alla rivalutazione dello spirito come strumento di interpretazione del reale.

La soggettività, i sentimenti e la personalità entravano a far parte del cinema. L’espressionismo dunque, nel campo cinematografico, ha portato ad una vera rivoluzione: la componente sensibile si è amalgamata ad un progetto delineato con cura e attenzione nel quale, attraverso scenografie, sfondi, tecniche di Stop Motion e metodo Schufftan (gioco di specchi per ingrandire i modellini), si è costruito un vero e proprio mondo interiore fatto di sentimenti e introspezioni psicologiche.

Secondo Fritz Lang: “Forse con Metropolis riuscirò a provare che il cinema ha la possibilità si esteriorizzare i procedimenti mentali, rielaborando psichicamente gli avvenimenti. E’ uno spazio filmico tutto nuovo da esplorare. I problemi che si presentano qui sollevano interrogazioni che ci portano nel dominio della psicoanalisi”. Una teoria interessante riguarda il concetto di soggettività come strumento di interpretazione del reale, il mondo espressionista è un mondo stilizzato e appena accennato, come nel Gabinetto del Dottor Caligari del 1920 di Robert Wine dove sfondi e scenografia sono costruiti in modo tale da stimolare l’immaginario del fruitore che, da quelle stilizzazioni, ricava gli elementi basilari che conducono in modo perturbante ad una interazione tra reale e spirituale.

Il cinema dunque, come espressione di un’interiorità spiccata e oscura, è forse la forma più autentica di “arte” : nel suo “perturbante”, conduce lo spettatore, attraverso la sua azione, nelle più oscure e segrete stanze dell’anima, nel punto preciso dove bene e male si incontrano e si scontrano.

L’Espressionismo approfondisce e scandisce il tempo dello spirito umano, permettendo allo spettatore-interprete una conoscenza approfondita di se stesso. Tutto questo attraverso un simbolismo psico-architettonico emanato da una logica costruttiva distorta che si compone di gigantismo e sintesi.

Concludendo ecco il pensiero del teorico dell’espressionismo Kasimir Edschmid riguardante l’artista espressionista: “Non guarda, vede. Non raffigura, vive l’esperienza interiore. Non riproduce, forma. Non accoglie, cerca. Ora non c’è più il concatenamento dei fatti reali: fabbriche, case, malattie, prostitute, grida e fame. Ora c’è la loro visione. I fatti hanno significato solo in quanto, attraverso di essi, la mano dell’artista cerca di afferrare ciò che sta dietro di essi”.

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