Mentre ieri l’Europa registrava il malcontento di milioni di elettori, specialmente in Francia, Regno Unito e Danimarca, nell’Ucraina devastata dalla rivoluzione e da violente pulsioni separatiste si è votato invece per fare un altro passo nella sua direzione.
Come previsto da settimane di sondaggi sembra che il vincitore delle presidenziali sarà il magnate Petro Poroshenko, il quale avrebbe già strappato la vittoria al primo turno con una percentuale superiore al 55%. Per molti un uomo come lui sembra essere l’uomo giusto per mediare le profonde divisioni politiche, essendo un uomo incline al compromesso, o meglio un oligarca veramente adatto a tutte le stagioni.
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Ucraina – Svoboda, il lato oscuro della protesta
Ieri la guerra tra piazza Maidan e il presidente Yanukovich ha raggiunto il punto più sanguinoso dall’inizio della protesta a novembre. Nel momento in cui vi scrivo si parla di oltre venti morti tra forze di polizia e manifestanti, mentre sugli schermi si susseguono le immagini di una Kiev devastata da settimane di battaglia. Gli Stati Uniti e l’Europa, dove spicca l’accesa indignazione della Germania, condannano severamente la repressione di Yanukovich e si preparano a studiare un pacchetto di sanzioni.
Una parte della violenza scatenata nelle strade della capitale è sicuramente dovuta all’eccessiva brutalità delle forze di sicurezza, specialmente le temibili unità antisommossa Berkut, di cui abbiamo già avuto modo di parlare qualche tempo fa. C’è però un altro responsabile di cui si è parlato molto poco, forse perché nel farlo si teme di delegittimare la causa di tutto lo schieramento anti-Yanukovich.
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Ucraina – Voci d’interventismo per fermare la carneficina
La situazione ucraina peggiora di giorno in giorno. Ormai non si contano più soltanto feriti, circa 160 se ci limitiamo agli scontri dall’inizio della settimana. Ad aggravare il quadro è la notizia che questa notte a Kiev sarebbero morti tre attivisti, due dei quali uccisi a colpi di arma da fuoco dalla polizia.
La linea dura adottata dal presidente Yanukovich, che non si è opposto neppure alla recente entrata in vigore delle nuove leggi anti-repressione, sta trasformando il paese in un campo di battaglia che nessuno sembra in grado di evitare. Continua a leggere Ucraina – Voci d’interventismo per fermare la carneficina
Ucraina – Nel silenzio Yanukovich porta avanti la repressione
Dopo le rivolte di fine novembre non si parla più tanto dell’Ucraina, facendo forse accontentare qualcuno delle rassicurazioni del presidente Yanukovich sulla riapertura del negoziato con l’Europa. Ma la situazione politica ha in realtà preso una brutta piega come ha dimostrato la rissa scoppiata al Verchovna Rada, la sede del Parlamento. Non tira davvero una bella aria per le strade di Kiev. Continua a leggere Ucraina – Nel silenzio Yanukovich porta avanti la repressione
Ucraina – Berkut, la mano nera di Yanukovich
Dopo mesi di strapotere politico del presidente Yanukovich e della sua cerchia, il suo no all’accordo con l’Unione Europea è stato come la goccia che ha fatto traboccare il vaso. In questi giorni infatti la situazione in Ucraina si è fatta a dir poco incandescente al punto da rievocare l’atmosfera della Rivoluzione arancione di nove anni fa, quando sempre Yanukovich dopo aver vinto le elezioni presidenziali facendo un evidente uso di brogli venne costretto a rinunciare da una travolgente manifestazione di piazza guidata da Viktor Jushenko e Julia Tymoshenko.
Con uno slancio ancora più violento di allora, i manifestanti hanno preso d’assalto le principali piazze di Kiev e gli edifici governativi chiedendo la dimissioni di Yanukovich e del premier Azarov. Gli scontri con la polizia hanno causato finora centinaia di feriti anche a causa dell’ingresso tra le forze di sicurezza dei temutissimi agenti antisommossa conosciuti come Berkut. Continua a leggere Ucraina – Berkut, la mano nera di Yanukovich