La lunga èra Erdogan è stata vicina ad arrivare al suo termine. Purtroppo non con libere elezioni, ma con un trauma che pensavano appartenesse ormai al passato della Turchia. A togliere il tappeto da sotto i piedi del presidente ci ha provato infatti un colpo di Stato militare che si giustifica in nome della “difesa della democrazia”. Continua a leggere Turchia – Il lungo braccio di ferro
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Turchia – Il genocidio armeno e i compromessi dell’Europa

In Europa si chiedono se sia stata una buona idea. Il riconoscimento del Bundestag di ieri del genocidio armeno ha segnato per tanti un atto di civiltà verso un milione e mezzo di morti dimenticati in un silenzio lungo più di un secolo. Ma per altri ha anche scavato un solco tra Germania e Turchia, mettendo a repentaglio l’accordo sui migranti che potrebbe allontanare dalle nostre coste migliaia e migliaia di profughi. Chi ha ragione? Continua a leggere Turchia – Il genocidio armeno e i compromessi dell’Europa
Turchia – Il funambolo del deserto
Dopo i tragici attentati di Parigi del 13 novembre la comunità internazionale sembrava aver ritrovato contro lo Stato Islamico (conosciuto anche come Daesh) una sintonia che si credeva ormai perduta. In particolare la Francia e la Russia avevano annunciato una qualche forma di collaborazione negli attacchi in Siria e in Iraq, aiutando a ricomporre quegli interessi regionali che hanno contribuito non poco alla disintegrazione del Medio Oriente.
Oggi tuttavia come un fulmine a ciel sereno arriva una notizia che scompiglia per l’ennesima volta le carte sul tavolo. Due F-16 turchi hanno abbattuto un caccia Su-24 russo nei pressi del confine siriano. Il bilancio parlerebbe dei due piloti morti, i quali non avrebbero avuto la peggio durante l’impatto ma sarebbero stati uccisi dai ribelli anti-Assad mentre si mettevano in salvo col paracadute. Continua a leggere Turchia – Il funambolo del deserto
Russia – Giochi col gas
Dopo sette anni dal suo annuncio il gasdotto South Stream che avrebbe dovuto rifornire l’Europa meridionale di gas russo, aggirando la sempre più “insidiosa” Ucraina, è stato definitivamente accantonato. A mettere la parola fine è stato lo stesso presidente Vladimir Putin, che durante una visita in Turchia ha commentato lapidario “se Bruxelles non lo vuole […] non sarà sviluppato”.
La mossa non giunge così inaspettata vista la crescente rivalità tra la Russia e l’Unione Europea per gli eventi ucraini di quest’anno, ma la fine del progetto ha comunque delle conseguenze economiche non da poco, visto che va a tagliare fuori molti importanti clienti per Mosca, Italia compresa. Continua a leggere Russia – Giochi col gas
Turchia – Il trionfo prima della tempesta?
Nulla ha potuto la massiccia rivolta di Gezi Park, né gli scandali finanziari nel suo partito o i moniti del presidente della Repubblica Abdullah Gul, che i più maliziosi dicono voglia metterlo in difficoltà per prenderne il posto alla guida dell’AKP. Smentendo le previsioni, o piuttosto le speranze di chi intravedeva l’inizio del suo declino politico, il primo ministro Recep Tayyip Erdogan è riuscito ad aggiudicarsi le prime elezioni presidenziali in Turchia a voto popolare con oltre il 50% dei voti, superando con almeno 5 milioni di preferenze il rivale kemalista Ekmeleddin Ihsanoglu.
Si rafforza così il lunghissimo regno di quello che viene soprannominato il nuovo sultano della Turchia, salito al potere dal lontano 2003, quando la Turchia e con essa il Medio Oriente sembravano un altro mondo rispetto a quello che rappresenta oggi. Il successo di Erdogan in parte è dipeso proprio dai cambiamenti che hanno attraversato la regione in questo lasso di tempo. Ma senza la giusta attenzione le stesse opportunità di ieri potrebbero rapidamente tramutarsi in un serio pericolo. Continua a leggere Turchia – Il trionfo prima della tempesta?
Iraq – Un leone per Al-Maliki
Questa settimana in Iraq si sono svolte le prime elezioni parlamentari da quando le truppe americane hanno lasciato il paese dopo quasi dieci anni di occupazione. Alla vigilia del voto non sono mancati diversi attacchi terroristici contro la popolazione civile, anche se l’alta frequenza degli attentati nel paese non rende questo appuntamento molto diverso dalla triste quotidianità.
Il candidato dato più probabile come vincitore è il premier Nuri al-Maliki, l’attuale premier iracheno che governa ininterrottamente dal 2006, quando negli Stati Uniti c’era ancora George W. Bush e il mondo arabo era retto da un equilibrio faticosamente costruito in trent’anni di accordi bilaterali e trattati di pace. Inutile dire quanto sia cambiato il contesto da allora e di quanto questo abbia inevitabilmente toccato lo stesso Iraq. Un paese molto più debole e a rischio disintegrazione di quello che aveva ereditato al-Maliki al momento della sua ascesa.
Turchia – Il biennio perduto di Erdogan
Tredici anni fa uno stimato professore d’Istanbul chiamato Ahmet Davutoglu ha pubblicato un libro che gli studiosi di politica turca degli anni successivi avrebbero spesso richiamato per spiegare l’ascesa apparentemente irresistibile della Turchia di Erdogan. Quel testo si chiama Profondità strategica e il suo autore, che nel 2009 sarebbe diventato l’attuale Ministro degli Esteri di Ankara, professava un approccio internazionale molto più intraprendente del passato.
Obiettivo primario della strategia di Davutoglu è quello di rafforzare i rapporti con gli Stati vicini per consolidare il ruolo della Turchia come ponte tra Europa e Medio Oriente, una collocazione per certi versi molto simile a quanto accadeva ai tempi d’oro dell’impero ottomano. Quando Davutoglu è diventato Ministro le sue idee sembravano aver trovato l’occasione di dare finalmente i loro frutti. Cinque anni e numerosi sconvolgimenti dopo sarà ancora così?
Azerbaijan – Tutti a corteggiare i signori del petrolio
“All’inizio l’Europa venne stata creata come una comunità del ferro e dell’acciaio. Sessantaquattro anni dopo […] è chiaro che dobbiamo andare in direzione di un’unione energetica”. A pronunciare queste parole è stato il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, in occasione della firma di oggi dell’Accordo di associazione con l’Ucraina, il primo passo per l’adesione di Kiev all’Unione europea.
Non è un caso che Van Rompuy abbia scelto quest’evento – durante il quale ha annunciato, facendo infuriare la Russia, analoghi accordi entro l’estate con la Georgia e la Moldavia – per aprire una nuova fase della strategia energetica dell’Ue. Tutti si aspettano che la difficile situazione in Ucraina, con le relative sanzioni che Occidente e Russia si stanno imponendo l’un l’altro, porterà inevitabilmente a rincari di gas e petrolio, almeno fino a quando l’Europa continuerà a dipendere quasi esclusivamente dalle forniture di Mosca. Il momento potrebbe dunque rispolverare alternative che si pensavano abbandonate in soffitta.
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Turchia – Il Sultano è nudo
Questa settimana si è aperto un nuovo capitolo della guerra totale di Recep Tayyip Erdogan. A scatenare le ire dell’onnipotente premier turco è stata la diffusione di alcune intercettazioni telefoniche tra lui e il figlio Bilal proprio nei giorni dello scandalo finanziario che ha travolto diversi membri del suo partito AKP (Giustizia e Sviluppo).
Il contenuto della conversazione ha subito mobilitato l’opposizione che chiede addirittura l’esilio del primo ministro, mentre per il diretto interessato si tratterebbe invece dell’ennesimo “attacco meschino” orchestrato dalla cricca del suo arcirivale Fethullah Gulen (nella foto). Una cosa è certa: mai prima d’ora la reputazione di Erdogan era stata messa in discussione in modo così diretto.
Turchia – Il governo mette il bavaglio a internet
“Dicevate di voler rinforzare la democrazia e oggi state tentando d’imporre il fascismo” ha detto Hasan Oren (nella foto), del partito d’opposizione turco CHP, commentando la nuova legge sul web che è stata approvata ieri dal parlamento di Ankara. Continua a leggere Turchia – Il governo mette il bavaglio a internet