In un mondo cinematografico, attualmente dominato e incontrastato dai supereroi, esiste ancora un modo per parlarcene con un metodo introspettivo fuori dal comune: è il caso di Glass, ultimo capitolo della trilogia iniziata nel lontano 2000 con Unbreakable – Il predestinato e poi succesivamente proseguita con Split (2016).
La pellicola rappresenta la chiusura del cerchio e come tutte le trilogie che si rispettino, nel punto conclusivo, torna all’origine della storia. Avevamo infatti già sentito parlare dell’uomo di vetro nel primo capitolo.
James McAvoy (Kevin Wendell Crumb) Bruce Willis (David Dunn) e Samuel L. Jackson (Elijah Price) riuniti per quello che è a tutti gli effetti un crossover supereroistico contemporaneo. A regnare però è la qualità, la perfetta delineazione delle psicologie dei personaggi e un’introspezione che eleva il senso della storia aggiungendo qualità alla fantasia del racconto.
Nulla in contrario agli Avengers sia chiaro, ma questo regista reinventa il supereroe con un iperrealismo più simile a Christopher Nolan che ai Fratelli Russo per intendrci. Il fumetto in generale non è solo la fonte ma èl’inizio di quelcosa di reale volutamente amplificato dal linguaggio specifico del genere a fumetti. Una realtà travestita da fantasia che si incarna nei tre protagonisti.
Da notare la colonna sonora: un omaggio ad un certo cinema horror anni ’80 che nei momenti di maggir tensione che ci ha piacevolmente colpito e che aiuta in modo efficace lo sviluppo del tono iperbolico del film che in pratica si rivela un crescendo in un continuo movimento verso l’alto.