Benedetta Follia: il grande ritorno di Carlo Verdone

Un ritorno in grande stile, Carlo Verdone ci fa dimenticare in fretta L’Abbiamo fatta grossa, film che non ci aveva assolutamente convinto, tornando alla riscossa con una pellicola di ben altra caratura e molto più “fresca”: Benedetta Follia.

La più grande novità è infatti da ritrovare in sede di sceneggiatura: Pasquale Plastino, sceneggiatore che lavorava con Verdone dal 1996 (Sono pazzo di Iris Blond) viene qui sostituito da Nicola Guaglianone e Menotti, che sono stati anche autori dell’ottimo Lo chiamavano Jeeg Robot, portando così una ventata d’aria fresca e innovativa per il comico romano. 

Ritroviamo alcuni momenti memorabili che valorizzano le capacità di Carlo Verdone e la storia è guidata totalmente dalla figura femminile che accompagna il suo personaggio. L’esilarante, brillante e spontanea Ilenia Pastorelli (Lo chiamavano Jeeg Robot) che interpreta la vulcanica Luna capace di una vera e propria benedetta follia.

Un’equipe nuova che ha portato le sue idee, che ha dimostrato di aiutare Verdone a raccontare una storia d’oggi con dei contenuti precisi, con tematiche attuali: il vivere inconsciamente rassegnati con l’abitudine dilagante del sopravvivere senza stimoli, il confronto con un eterno passato da cui liberarsi, la necessità di guardare avanti con entusiasmo e amore per la vita, sono le tematiche del film. Affrontate con metodo in una cornice comica estremamente efficace. La pellicola infatti si pone e realizza un obiettivo importante: era da tempo che non ridevamo così con un film di Carlo Verdone. Alla malinconia e al retrogusto amaro a cui eravamo stati abituati negli ultimi anni si sostituisce la speranza, l’ottimismo contagioso di una Luna sempre in cerca di soluzioni nonostante i problemi. Molto interessanti le scene della moto nel garage che Guglielmo (il suo personaggio, un ex Oscar Pettinari imborghesito) accende per rievocare il suo passato, la metafora perfetta del mettersi di nuovo in gioco, in moto.

Dunque possiamo parlare di un film bello, che cerca di dare risposte e metodi contro una forma di depressione sociale dilagante e che da speranza, che cerca di risvegliare qualcosa, che parla di avvenire,  ripartenza e futuro.

Chiudiamo con un’ennesina nota positiva: la scena del ballo. Qualcosa di dirompente, frutto di un’allucinazione del personaggio e perfettamente inserita all’interno del contesto con dei rimandi epliciti al lavoro di Guglielmo. Qualcosa di coraggioso e mai visto in un film di Carlo Verdone di cui abbiamo apprezzato l’apertura e il tentativo d’innovazione.

 

 

 

 

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