Transformers 5: vorticoso valzer robotico

Inutile nasconderlo: Transformers 5 non ci ha convinti. L’Ultimo Cavaliere è un film che, come i suoi protagonisti, si avviluppa su se stesso. Caos, eccessivi sub-plot e una superficiale soluzione nello spiegare i creatori dei Transformers tradiscono le aspettative  del precedente episodio che in modo netto cercava di allargare l’universo robotico creato da Bay.

E se nel precedente il mistero legato “all’elemento creatori” era risultato vincente per un semi riavvio, questa decisione di liquidarli “solamente” con la presenza di Quintessa a nostro avviso non può essere soddisfacente. Ci aspettavamo un film meno incentrato sulla Terra, un capitolo ponte per una grande battaglia finale nel sesto episodio (assolutamente confermato). E come Bay ci ha insegnato in questa nuova trilogia il cattivo di turno è parzialmente annunciato nel capitolo precedente: ecco quindi Unicron.

Alla linearità apocalittica fatta di azione e humor dei primi tre si sostituisce l’inarrestabile ascesa di un non virtuosismo volontario nel quale la padronanza di trame e sceneggiature sembra completamente fuori controllo.  Questo movimento eterno nello stile, questo valzer robotico del quale Bay ci vuole rendere partecipi, sembra allontanarsi dalla trama tradizionale. Strutturato per dirigersi verso una multi forma di situazioni completamente slegate tra loro il film ha tuttavia la solita attenzione verso gli effetti visivi e sonori. Transformers – L’Ultimo Cavaliere sembra dunque un ennesimo reboot che rinnega il suo predecessore nella ricerca della perfezione.

 

 

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