Terrorismo – Gli omofobi tifano per lo Stato Islamico?

IsFosse stato un bacio etero non sarebbe successo nulla”. Per quanto opinabili le parole di Carlo Taormina, avvocato ed ex deputato di Forza Italia, sulla strage di Orlando, in Florida, non suonano così fuori luogo se guardiamo alla reazione non proprio unanime all’uccisione lo scorso 12 giugno di una cinquantina di persone in un locale gay.

L’omicida Omar Mateen che ha rivendicato quanto fatto in nome dello Stato Islamico, non pare aver scatenato la stessa indignazione avuta per i fatti parigini del 2015 o altri eventi simili. Ha addirittura stuzzicato una certa opinione pubblica che quasi “legittima” questo tipo di violenza se si tratta di colpire quelli che vengono considerati dei deviati. Si può forse parlare di convergenza tra omofobia e terrorismo?

Questa guerra durerà almeno una generazione” ha detto il primo ministro francese Manuel Valls, all’indomani dell’uccisione di due poliziotti a Parigi da parte di Larossi Abballa, un altro sedicente terrorista che si dice affiliato all’organizzazione di Abu Bakr al-Baghdadi e ha colpito a poche ore dai fatti di Orlando.

Parafrasando quanto detto da Valls potremmo arrivare a dire che il terrorismo si stia configurando come una vera e propria guerra generazionale. E lo si può sostenere partendo da una serie di presupposti: innanzitutto rispetto all’opinione dominante che vede i terroristi come stranieri infiltrati tra i migranti, bisogna specificare che la maggior parte degli estremisti sono nati e cresciuti nei luoghi dove hanno colpito, come lo furono gli attentatori di Londra nel 2005 o gli stessi Omar Mateen e Larossi Abballa.

Inoltre sono sempre di più i casi di giovani o adulti di origine anche non musulmana che si convertono alla causa terroristica, decidendo persino di andare a combattere nello Stato Islamico, da dove alcuni tornano in un secondo momento per colpire in patria. Molto spesso le ragioni di questa svolta radicale non sono dettate da questioni religiose, ma piuttosto dalla ricerca di un senso ad un’esistenza che ha difficoltà a trovare sbocchi in ambito lavorativo, sociale o finanche personale.

Una volta ci pensava l’ideologia politica ad incanalare queste insoddisfazioni e talvolta purtroppo declinava anch’essa in forme terroristiche come le BR o i NAR. Nel mondo postideologico di oggi invece i giovani disadattati si sentono più attratti da modelli sul tipo dei criminal drama, in cui la violenza non serve a cambiare la società per un determinato fine politico, ma solo ad avere un riscatto economico e personale a spese degli altri.

A confermare questa tesi abbiamo il fatto che in stati falliti come Siria, Iraq, Libia o Somalia il terrorismo attecchisca in una forma non molto diversa dalle organizzazioni mafiose. In contesti dove le istituzioni sono ancora solide al contrario si manifesta in attentati e minacce che mirano a dividere la società per aprire la strada a penetrazioni analoghe a quelle avutesi in Medio Oriente.

La sottile compiacenza di alcuni verso quanto successo ad Orlando dovrebbe metterci in guardia sui punti deboli della nostra società. In fondo anche l’omofobia, come qualunque sentimento di odio, è solitamente il sintomo di un rapporto problematico con gli altri. E se non si interviene quanto prima su questi fattori che destabilizzano il nostro vivere civile l’IS avrà molte porte aperte per fare proseliti.

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