La trilogia perfetta, nata ormai 30 anni fa, una storia che nella sua triplice identità riesce a sviluppare e condensare passione e immedesimazione.
In una cornice di sogno e spensieratezza tipica degli anni ’80 si affermò Ritorno al Futuro.
Ritorno al Futuro rappresenta una trilogia completa con una forte connessione tematica e stilistica. Quello che rende questa storia così coinvolgente è però il principio di casualità che domina gli avvenimenti dei film.
Una serie di situazioni casuali, non volute e che si sviluppano e si esauriscono nei tre film. Solo una volta assistiamo ad un viaggio nel tempo “volontario”, quello nel 2015 per aiutare la famiglia di Marty.
Il primo viaggio nel 1955 e il successivo ritorno fino poi al vecchio West sono tutti avvenimenti legati da una logica di causa – effetto. Ecco perchè un Ritorno Al Futuro parte IV, V e VI non avrebbe mai potuto funzionare, questo meccanismo sarebbe stato forzato finendo per risultare macchinoso, artificiale e poco verosimile.
L’intreccio narrativo genera nello spettatore il sogno e la curiosità. Questo aspetto non è sempre presente nelle serie cinematografiche, Ritorno al Futuro ha dunque questa forza in più, questa trama orizzontale che è capace di coinvolgere ed immedesimare grazie ad una logica semplice di leggerezza e “ingenuità” che richiamano a uno stile molto caro firma inconfondibile di Zemeckis e Spielberg.
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