Per superare i propri limiti i sacrifici non bastano, serve qualcosa di più, al limite dell’inumano.
Questa tematica è alla base di Whiplash diretto da Damien Chazelle.
Andrew Neiman (Miles Teller) è convinto di avere le capacità per diventare un grandissimo batterista Jazz. Sulla strada delle sue convinzioni qualcosa andrà storto. Al conservatorio di Manhattan infatti si imbatterà in una spietato e burbero direttore d’orchestra (J. K. Simmons) che gli chiederà qualcosa di impossibile per dimostrare il suo vero valore.
Le riflessioni che il film suscita portano a delle domande inevitabili alla coscienza di noi stessi: cosa si è veramente disposti a fare per superare i propri limiti? Fino a che punto arrivano le nostre motivazioni di fronte ad un muro inamovibile che ci respinge e maltratta? E sopratutto cosa siamo disposti a fare per insegnare a superare i limiti a coloro che credono in un talento? Il sacrificio estremo dell’alunno ma anche dell’insegnante è il tema cardine di questa storia.
La doppia prospettiva è essenziale per capire questo film: Fletcher è l’insegnante senza pietà, è la metafora della vita che non risparmia nessuno e che cerca costantemente di scoraggiarci e umiliarci. Andrew è ognuno di noi, è l’incarnazione dei nostri sogni che tutti cercano di distruggere, è un’ottima rappresentazione per una immedesimazione perfetta. Lo spettatore rivedrà certamente alcuni momenti della sua vita rappresentati dai sacrifici di questo ragazzo. Rivedrà i propri fallimenti o magari i successi insperati dopo aver dato tutto.
Grande sarà l’emozione nel finale, una nota particolare alla prova attoriale di J. K. Simmons che delinea il personaggio caricandolo di un’intensità e un’espressività di grande levatura.