Sono giorni frenetici per Milano, che si prepara ad accogliere una cinquantina di capi di stato in occasione della decima edizione dell’Asia-Europe Meeting (Asem). Vista l’importanza dell’evento la città è stata praticamente blindata, con tanto di cecchini in piazza del Duomo e la circolazione limitata nelle zone più a rischio, come la vecchia fiera.
L’incontro riveste un’importanza particolare non soltanto per gli ospiti eccellenti, ma per una congiuntura geopolitica molto delicata che accompagna i due estremi del continente eurasiatico: la crisi ucraina ad ovest e la crescente competizione del Pacifico ad est.
Molta attesa ovviamente per cosa si diranno il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo ucraino Poroshenko questo venerdì. Nonostante il minor clamore mediatico il problema dell’Ucraina è tutt’altro che cessato, visto che a dispetto della tregua si conterebbero almeno trecento morti e la confusione ha portato alla sostituzione del ministro della Difesa.
Alla vigilia dell’Asem tuttavia la Russia sembra abbia voluto dare un segno di distensione, ritirando le sue truppe dal confine con l’Ucraina. Decisamente in controtendenza arriva da Mosca la richiesta di convocare un forum mondiale per discutere dell’eventuale violazione di diritti umani nel suo vicino.
Un altro peso massimo sarà la Cina, presente con il premier Li Keqiang, la quale ha di recente legato più stretta a sé i russi grazie agli accordi sul gas di quest’anno. Ma le giornate di Milano saranno occasione anche di confrontarsi con i suoi concorrenti del Pacifico (Giappone, Sudcorea e membri ASEAN, Indonesia e Vietnam in testa), con cui non mancano elementi di attrito sia politico che economico.
Un altro punto decisivo per Beijing (Pechino) sarà quello di portare avanti il suo progetto di “nuove vie della Seta”, che mira a rafforzare i legami commerciali con i paesi centrasiatici (assenti all’evento) e da essi fino al Vecchio Continente.
Anche l’Europa sarà un soggetto su cui tenere gli occhi puntati e non solo perché ci riguarda più direttamente. Rispetto ai paesi orientali, i paesi europei (complice la crisi economica e di governance) hanno mostrato poca iniziativa nell’orientare gli sviluppi regionali e dal vertice di Milano si capirà se saranno in grado di invertire la tendenza o di confermare il ristagno che li hanno caratterizzati finora.