Nigeria – La catastrofe che non dorme

IMG_0519Oggi in Galles, Regno Unito, i membri della NATO si stanno riunendo per discutere delle strategie da intraprendere in un mondo che il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Anders Fogh Rasmussen ha descritto ‘diverso’ dal passato. Si parlerà in particolare sul futuro ritiro in Afghanistan, che era il tema principale dell’incontro prima che nuove crisi come quella ucraina e del califfato ISIS in Medio Oriente s’imponessero come i dossier più caldi.
C’è però un altro fronte che continua a minacciare gli equilibri internazionali, nonostante sia stato quasi dimenticato dai media, dove c’era stato molto scalpore al riguardo con una popolare campagna sui social media. Stiamo parlando della Nigeria assediata dal gruppo islamico fondamentalista Boko Haram, colpevole oltre che di numerosi atti terroristici del rapimento di centinaia di ragazze nigeriane, per la cui liberazione si erano mobilitate su Twitter personalità come Michelle Obama. Il silenzio significa che è stato tutto risolto? Purtroppo no.

A cinque mesi dal drammatico sequestro non si conosce ancora molto sul destino delle giovani, colpevoli secondo i loro aguzzini di voler studiare invece di trovarsi un marito al quale sottomettersi. Alcune sarebbero riuscite a fuggire, altre invece sarebbero diventate delle schiave sessuali, comunque siano andate le cose la loro ubicazione resta ignota e siccome il governo di Abuja continua a brancolare nel buio in questi giorni si starebbe mobilitando persino l’aviazione britannica per dare una mano nelle ricerche.
Nel frattempo i miliziani islamisti hanno lanciato un’offensiva che ricorda pericolosamente quella dell’ISIS in Siria e Iraq. Dopo alcuni giorni di combattimenti i ribelli sarebbero riusciti a consolidare la loro presenza nelle regioni nord orientali del paese di Yobe e Borno, conquistando di recente la città di oltre 200.000 abitanti di Bama, dove si racconta d’immagini raccapriccianti su cadaveri disseminati lungo le strade. Essa va ad aggiungersi ad una serie di altre città occupare dagli islamisti che minacciano sempre più il capoluogo di regione Maiduguri, con una popolazione almeno dieci volte superiore.
Difficile dire se il governo di Abuja riuscirà a contenere la loro minaccia. Le notizie sulla loro tenuta sono confuse almeno quanto la sorte delle ragazze rapite, perché se alcuni parlano di un esercito nigeriano in rotta dalle roccaforti islamiste le autorità negano di essersi arrese e assicurano che stanno ancora combattendo i guerriglieri.
Quel che è certo è che un’eventuale vittoria del Boko Haram anche qui rappresenterebbe una seria sfida all’integrità territoriale della Nigeria, dove ci sono almeno 250 etnie e una divisione netta tra un nord musulmano e un sud a prevalenza cristiana. Ad aggravare la situazione la decisione dei fondamentalisti d’istituire un califfato nell’area sotto il loro controllo, emulando quanto fatto dai loro colleghi dell’ISIS.
Se gli estremisti nigeriani dovessero guadagnare abbastanza forza, il loro esempio potrebbe diventare irresistibile per gli altri gruppi jihadisti dell’area come i somali di al-Shabaab o le varie cellule più o meno dormienti in Mali, Egitto, Tunisia o Libia. Considerando la fragilità della regione circostante la Nigeria, la minaccia del Boko Haram meriterebbe un’attenzione importante almeno quanto quella rivolta all’ISIS, sempre che non si aspetti l’ennesimo disastro geopolitico per prenderne atto e provare a metterci una pezza com’è successo nel defunto Medio Oriente di Sykes-Picot.

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