Pakistan – Non è un paese per giornalisti

20140606-172222-62542509.jpgÈ risaputo che la televisione abbonda di elementi che fanno discutere, spesso purtroppo in negativo. Ma se da noi la storia si traduce spesso in classifiche come ‘I nuovi mostri’ di Striscia la Notizia, in uno stato dalle leggi severissime come il Pakistan uno scivolone può costare davvero molto caro. Specialmente se parliamo di religione, visto che un reato come la blasfemia è punibile addirittura con la pena di morte.
Lo sanno benissimo gli operatori di Geo TV, emittente indipendente con sede a Karachi, dove le proteste scatenate da un suo piccolo spettacolo musicale hanno attirato l’attenzione delle autorità, che proprio oggi gli hanno tolto la licenza di trasmettere. O meglio hanno approfittato dell’episodio per un regolamento di conti politico tra il governo e la rete che in realtà andava avanti da molto più tempo.

Il motivo per cui Geo TV aveva provocato così tanta ira popolare è dovuto ad una performance musicale nel programma Utho Jaago Pakistan che era dedicata al matrimonio della celebre attrice pakistana di Bollywood Veena Malik. Nel momento in questione la scelta di intonare una canzone sufi sul matrimonio della figlia di Maometto avrebbe suggerito un accostamento tra la figlia del profeta dell’islam e una donna mondana come l’attrice giudicato inaccettabile dai telespettatori più religiosi.
Poco dopo sono seguite delle manifestazioni in varie città del paese per domandare la chiusura dell’emittente, sebbene la polemica sia servita per mettere il dito dentro un altra piaga, che riguarda uno dei più celebri presentatori di Geo TV: Hamid Mir. Questo giornalista è conosciuto per essere fiero oppositore dell’attuale premier Nawaz Sharif, ma anche per aver intervistato Osama Bin Laden poco dopo gli attentati alle Torri Gemelle, un esclusiva che gli sarebbe valsa da parte dell’ex presidente Pervez Musharraf il titolo di simpatizzante talebano. Lui invece si difende sostenendo di puntare i riflettori su di loro per raccontare il ruolo ambiguo dei servizi segreti dell’ISI, i quali oltre a strumentalizzare gruppi come i talebani per i loro obiettivi militari si sarebbero macchiati di altre manovre a sfondo politico, tra cui dei rapimenti sistematici nella regione secessionista del Balucistan.
Proprio lo scorso aprile Mir è scampato ad un attentato che gli ha lasciato comunque delle profonde ferite. I suoi colleghi di Geo TV in un primo momento avevano sostenuto che i responsabili dell’attacco fossero proprio i membri dell’intelligence, i quali non si sono accontentati delle successive scuse dell’emittente, ma hanno probabilmente cavalcato la successiva polemica sull’episodio di Veena Malik per spingere l’autorità di regolamentazione dei media (Pemra) a sospendergli la licenza.
Per i sostenitori di Geo TV la decisione della Pemra è l’ennesimo schiaffo alla libertà d’informazione nel paese. Del resto non è la prima volta che la rete viene bloccata e neppure che il Pakistan faccia discutere per lo stato di salute dei suoi media. Il ferimento di Mir e quello di poco prima del suo collega Raza Rumi, anche lui sopravvissuto mentre il suo autista è rimasto ucciso, aveva fatto lanciare da Amnesty International una campagna apposita intitolata ‘A bullet has been chosen for you‘ (C’è una pallottola per te) per raccontare il clima d’intimidazione e violenza che devono subire i giornalisti pakistani, stretti tra la violenza talebana e la repressione governativa. Si calcola che dal 2008 siano morti in Pakistan almeno 34 giornalisti, una cifra che lo ha fatto candidare non a caso come uno dei luoghi più pericolosi al mondo per questa professione.

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