“Sarà ambientato nel 2085, circa trenta anni prima del film originale con Sigourney Weaver, nei panni dell’eroina Ellen Ripley. Fondamentalmente si tratta di uscire e chiedersi: “Chi diavolo era quel Space Jockey?”… il ragazzo che era seduto sulla sedia del veicolo alieno – c’era un tipo gigante seduto sopra a quello che sembrava essere un attrezzo tecnologico o la sedia di un astronomo. Lo ricordate?” Ridley Scott.
“Nello spazio nessuno può sentirti urlare…sicuri?…forse qualcun’altro c’è..“.
Prometheus è puro caos. In questa sede non ci sarà soltanto un accenno alla riuscita o meno del progetto ma un tentativo di risposta a quesiti non risolti del tutto.
Il primo fattore di discussione è se il film sia o non sia un prequel del primo Alien: per aiutarvi a dare risposta a questa domanda evidenzierei la prima foto di questo articolo che non è casuale: rappresenta un elemento che nel film è assolutamente sottovalutato, un bassorilievo raffigurante una regina aliena di Xenomorfo (lo straordinario alieno fu opera nel 1979 di Hans Ruedi Giger e dei suoi magnifici effetti visivi).
Le parole dello sceneggiatore in questo senso aiutano molto. Damon Lindelof (Lost) ha affermato: “Prometheus contestualizzerà il primo Alien, ma non sarà un vero e proprio prequel. Diciamo che se uscisse un sequel non assomiglierebbe ad Alien».
Ed è questo l’elemento che più di ogni altro ha reso inconsueto un film: seppur ambientato in un universo conosciuto finisce per “stordirci” e disorientarci. Le vicende non sono ambientate sul pianeta dove trent’anni dopo l’equipaggio della Nostromo troverà l’astronave “infettata” da uova di Xenomorfo (LV426), ma bensì sul pianeta LV223.
Siamo in una fase precedente che colloca questa pellicola come un prequel di un altro prequel e non a caso il progetto originale prevedeva un doppio film ambientato prima di Alien che era ambientato nel 2122. Le vicende di Prometheus sono ambientate tra (2089 e il 2093). Quindi da questo punto di vista la risposta è no, il film non è un prequel diretto.
E il bassorilievo? Osserviamolo meglio, nella parte sottostante la regina troviamo due figure umanoidi (due Ingegneri?) mentre vengono infettati da due Facehugger, ciò ci porta ad una inevitabile conclusione: gli Xenomorfi già esistevano e non sono nati dopo le vicissitudini del Prometheus.
E il proto-Xenomorfo che nasce alla fine? E’ qualcosa di diverso dall’alieno che conosciamo, è chiamato il Deacon (una versione diversa, non è spiegato se più evoluta o meno). Questo essere che fuoriesce alla fine del film da un Ingegnere sembra più che altro una possibile evoluzione che uno Xenomorfo classico avrebbe se entrasse a contatto con quella sostanza nera che è la vera protagonista della pellicola. L’unico elemento certo è il legame tra la razza Xenomorfa e quella umanoide composta dalla coppia Ingegnere-Uomo uniti dal DNA.
Il secondo spunto a creare lecite domande è quello relativo alla sostanza nera, al suo utilizzo e ai suoi effetti su umani e Ingegneri.
Questo elemento finisce per distaccarci dalla saga originale per allargare l’orizzonte tematico dell’universo di Alien. Prometheus da questo punto di vista rappresenta una nuova direzione data alla narrazione che al suo interno non ha perso però dei richiami forti con l’esalogia (i 4 film della serie originale più i due Alien VS Predator che rientrerebbero in gioco là dove fosse chiarito il fatto che la specie Xenomorfa esista a prescindere dalle vicende narrate nel film).
La dilatazione di questo universo è stata la sfida (e forse il limite) della pellicola che risulta troppo carica di domande di natura trascendente (la ricerca delle nostre origini e l’esistenza della divinità in senso assoluto).
L’incremento di temi e miti non ha sicuramente aiutato nell’approfondimento che probabilmente più interessava agli spettatori e cioè l’origine dell’essere trovato morto in Alien.
Ora sappiamo a quale specie appartiene, i suoi legami con l’umanità e che il fine ultimo di questi Ingegneri sarebbe stato quello di distruggere il nostro pianeta ma nulla più. Questi vuoti di sceneggiatura finiscono inevitabilmente per palesarsi.
Il film a tratti risulta convulso, complicato ed enigmatico. Si celano troppe risposte ed erroneamente si palesano suoni e ambienti con luci e atmosfere troppo distanti dal terribile e agorafobico primo capitolo della saga. A volte insomma si ha la sensazione che Scott abbia messo la firma ad un progetto non totalmente suo. Sembra una moderna e libera interpretazione di quel mito che, come Prometeo, finisce per essere dissacrato e scacciato.
Ma non è tutto totalmente da buttare, un regista esperto e legato al franchise, James Cameron, dava questa opinione al riguardo: “Visto che sei una persona connessa al franchise di Alien, cosa pensi di Prometheus? Mi è piaciuto. Penso sia grandioso. Penso che si tratti di un ritorno alla fantascienza condotto con gusto, un’ottima performance tecnica, con una bellissima fotografia e un 3D nativo molto incisivo. Ci sono delle cose che io avrei fatto diversamente. Potrei dirlo di qualsiasi film“.
Insomma un film che nonostante degli interessanti spunti narrativi e tecnici per avere un senso dovrà essere contestualizzato da un inevitabile sequel. Raramente nel cinema abbiamo osservato l’importanza di un secondo capitolo chiarificatore (Aliens – scontro finale, film più concreto e avvincente, chiariva l’origine delle uova nella nave spaziale dell’Ingegnere) ma anche in questo caso sarà d’obbligo.
Un seguito che entri in contatto non solo col primo capitolo della saga, ma che sappia rispondere in modo verosimile e soddisfacente a questo “prologo”, a questa specie di Deus ex machina cinematografico.