Tra tutte le saghe a cartoni animati dell’ultimo decennio è certamente L’Era Glaciale quella più interessante e rilevante: la storia è un’intelligente metafora della nostra vita. Questa serie, giunta ormai al quarto capitolo raccoglie in se alcune delle peculiarità dei rapporti umani vissuti da una prospettiva cinicamente adulta.
Assolutamente predominante la tematica dell’amicizia: la contingenza e la stima reciproca nascono non da una morale predefinita ma da un reale bisogno di aggregazione. Sid, Manfred e Diego appartengono in realtà a mondi opposti, lontani e divisi da logiche naturali precise, nonostante questo riescono, proprio grazie alle loro differenze, a crescere lungo tutta la storia. Il loro percorso non è soltanto un viaggio in senso fisico ma anche in senso “umano”, è un cammino interiore.
Un’altra particolarità di questi lungometraggi riguarda l’esistenza della morte. A differenza degli utopici cartoni disneyani questi film presentano la realtà in modo più crudo e più verosimile non tanto nelle rappresentazioni visive ma in quelle concettuali. Questa asprezza è controbilanciata (sembra strano a dirlo) da…Sid.
Questo è in definitiva il personaggio più simpatico, interessante e profondo dell’intera storia. Sembra essere l’unico rappresentante di un mondo di fantasia e di sognante positività. E’ inoltre il cardine dell’intero gruppo. l’elemento cioè che ha radunato questo branco atipico e surreale.
L’elemento più interessante è che il bradipo (tanto lento quanto perseverante e determinante) non si palesa leader della comitiva ma lo è nei fatti: lo dimostrano i suoi interventi, seppur goffi e divertenti, nei momenti più tesi e difficili. L’animale dei tre più piccolo e apparentemente indifeso è in realtà il centro delle relazioni del gruppo. Sid sa limare le differenze, colma quei vuoti strutturali con sentimento e umorismo.
Ultima considerazione riguarda certamente il tributo della serie al cinema muto: Scrat è un simpatico scoiattolo che tenta con tutte le sue forze di portare al sicuro la sua ghianda, a cui è molto affezionato, sebbene non riesca mai a impossessarsene. Le sue apparizioni si possono considerare degli “intervalli” tra una scena e l’altra del film: si tratta di siparietti divertenti che servono a “spezzare” la pellicola strappando più di una risata allo spettatore. Il personaggio è muto, è soltanto un trionfo di gesti, di sguardi.
Il mimo è il richiamo artistico più tipico: il suo successo (la serie ha sbancato puntualmente il botteghino) è la testimonianza di come questa antica e solenne modalità stilistica possa esser ancora apprezzata anche da un pubblico non più tanto abituato a personaggi muti.